Archivi categoria: Glossario

Maschi e femmine


Tanto perché sono in vena di novità inizio anche una categoria: Glossario.

Dove con molta fantasia, scriverò post relativi a concetti che potrei richiamare in altri articoli

Allora qual’è la distinzione tra maschi e femmine?

In realtà non mi interessa, però mi interessa indicare quell’insieme di strutture mentali che solitamente definiamo come maschili e quelle che indichiamo come femminili.

Ogni persona ha entrambe le componenti, e secondo me dovrebbe anche farle sviluppare entrambe ed integrarle.

Ma in molti casi mi serve fare distinzioni in tal senso, sempre considerando che è una schematizzazione, uno stereotipo, non una classificazione di genere.

Estremizzo così ci intendiamo, credo che un buon genitore debba saper attingere agli stilemi della Madre e del Padre, ad entrambi.

Allo stesso tempo potrei aver bisogno di richiamarli separatamente, senza ogni volta ripetere tutto il concetto.

Per questo motivo, lo scrivo qui, ecco. Facile.

qual’è


La lingua evolve di suo, l’ho già scritto qualche anno fa.

Ma oggi faccio un passo in più, ci sono diverse correnti di pensiero riguardo a come debba intendersi oggi la corretta grammatica dell’italiano.

Ad ogni modo, più o meno funziona così: i parlanti o scriventi imparano delle regole, nel corso del tempo, queste possono cambiare.

Inizialmente il cambio di regole è un errore o una licenza, se però raggiunge una massa critica, dovrebbe venire recepito dalle grammatiche, e infine ratificato dall’Accademia della Crusca.

Il condizionale è d’obbligo perché in realtà la maggior parte dei linguisti che scrivono le grammatiche sono piuttosto conservatori e sono lenti ad accettare le modifiche.

È il caso di qual’è.

Sì, l’ho scritto con l’apostrofo, ci sono diversi motivi, come riportato da Giorgio nell’articolo di “Una Parola Al Giorno“, ma personalmente io do un’altra motivazione.

Se scriviamo “qual è” sono due parole e vanno pronunciate distinte e se lo scrivo staccato, voglio che il lettore lo pronunci staccato, perché viceversa il senso cambia o si smarrisce.

Prendiamo al frase: “un accadimento meraviglioso quale è l’incontro con un’anima affine, è tesoro raro e prezioso”.

Forse avrai già capito, di solito si usa il quale senza troncamento, tuttavia, con licenza potrei volerlo scrivere e pronunciare così: “un accadimento meraviglioso qual è l’incontro con un’anima affine, è tesoro raro e prezioso”.

Che mantiene il suo significato, donando una nota poetica.

Se però lo leggessi (come di solito si fa) unendo le parole: “un accadimento meraviglioso qual_è l’incontro con un’anima affine, è tesoro raro e prezioso”, il senso si fa impreciso, si perde l’enfasi.

E siamo quindi giunti al punto, secondo me fondamentale: la pronuncia legata va scritta con l’apostrofo qual’è, infatti in caso di elisione (cioè quando si toglie l’ultima vocale e si mette l’apostrofo) la pronuncia tiene l’accento tonico sulla parole che segue: “dall’altra” si pronuncia dallàltra; viceversa in caso di troncamento le due parole mantengono i loro accenti tonici indipendenti: esempio chiaro è “là quàl còsa”, dove “qual” mantiene il suo accento tonico (su “la” ho messo l’accento per evidenziare dove cade, ma è sempre l’articolo, non intendo la preposizione).

In conclusione se voglio ottenere la pronuncia unita “kualè”, scriverò “qual’è”, se voglio la pronuncia staccata “kual è” scriverò “qual è”.

Piuttosto facile no?