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I posti che… tag


Un tag che si prefigge lo scopo di far condividere emozioni e luoghi e, perché no, magari ispirare nuove idee per le prossime vacanze. È importante specificare che per “posto” non si intende esclusivamente una città, è infatti possibile anche menzionare un monumento, una piazza, un panorama, qualsiasi cosa che abbia suscitato un’emozione, e se si è indecisi anche più soggetti.
— Neogrigio da Una vita non basta

Vado al sodo.

I posti che... tag
I posti che… tag

Regole:

  1. Riportare l’immagine del Tag
  2. Citare l’ideatore del Tag (Neogrigio)
  3. Ringraziare il blogger che vi ha nominato
  4. Rispondere alle dieci domande
  5. Nominare 10 blog amici, soprattutto chi ama viaggiare, e avvisarli sulla loro bacheca, o comunque sincerarsi che abbiano ricevuto la nomination.
  6. Aggiungere tra i Tag “I posti che… ”
  7. Inoltrare le risposte al creatore del Tag (Neogrigio), nominandolo

Variazioni alle regole

Sono un fottuto anarchico… e quindi?

  1. ma che brutta immagine è??? Mettiamone una dei 10 posti che abbiamo visto!
  2. Nominare 10 blog?!?!?!? ma nooo!!!
  3. Aggiungere un tag???? ne ho già uno può bastare

Domande

Il posto che:

  1. porti nel cuore
  2. più divertente
  3. più commovente
  4. più deludente
  5. più sorprendente
  6. più gustoso
  7. che ti ha lasciato un ricordo particolare
  8. più romantico
  9. che vorresti rivedere
  10. dove ti piacerebbe andare

Risposte

  1. Alpe Devero
  2. Mi divertono le persone non i posti.
  3. come sopra
  4. Parigi, Roma, Danimarca
  5. Marocco.. un cavolo di freddo!!!
  6. dire Puglia o Piemonte non vale vero?!!?
  7. Santiago, cammino di
  8. Il romanticismo ce l’ho nel cuore non nei posti
  9. Turchia
  10. Gerusalemme, Island, Belize ecc

Nomination

Vi nomino tutti!!

come sempre 😀

Ringraziamenti

Ai viaggiatori che erano come e alla nominatrice: Vikibaum

I dirupi dell’anima


Guida alla lettura

Cosa fai se perdi l’amore, ma non perdi il tuo amore?

Annego in silenzi monchi,
i miei;
lacune nelle parole
quando terminano senza avviso.Sul cuore,
terra arida e frantumata,
avvizziscono le piante buone.

Per dispetto e calunnia
sboccia il fior di dolore
a mucchi e cespugli.

Mi tentano i colori accessi
e le nette fragranze
intinte nell’ira.

Alzo gli occhi,
passo oltre
e scelgo di credere.

Provo ancora a colmare i silenzi,
i miei.

P.S.
È un componimento di qualche anno fa… l’ho ritrovato e ve lo ripropongo

L’agricolo va spargendo dubbi


Domenico fu detto; e io ne parlo
sí come dell’agricola che Cristo
elesse all’orto suo per aiutarlo.
–D. Alighieri

Questo post è un omaggio ad un amico che ama citare questa terzina per gli onomastici.

Ma anche perché mi piace il paragone con il contadino, uno che fa crescere cose, con amore e umiltà.

Così lontano dai fasti e baldanze dell’ordine dal cui nome discende…

Certo che poi, far crescere “voglia di donare domande” e non “piantare risposte”, è questo altro discorso…

Determinismo sfocato


Le bolle sfumate - immagine presa dal web
Le bolle sfumate – immagine presa dal web

Il post è lungo…. sappiatelo!

…Ma ogni dio vive ed esiste,
finché in nome suo l’uomo agisce
finché lui l’uomo persiste.

Più o meno scrivevo così da adolescente, un dio, la rappresentazione che ne abbiamo, frutto di azioni umane.

Perché riproporlo oggi? Perché la parola crea realtà (o qualcosa che noi chiamiamo così), e spesso non ci ricordiamo che quello che percepiamo è anche frutto del verbo, il nostro.

Anche frutto; diffidiamo di qualsiasi assolutismo.

Il problema è facile da riassumere, se avessimo infinita potenzialità percettiva e di comprensione vedremmo il mondo per come è.

Essendo noi limitati ci tocca accontentarci di approssimare il mondo.

Tra le cose che influiscono in maniera rilevante, anche se variabile, ci sono le parole, che poi generano convinzioni.

Le convinzioni, generano a loro volta parole.

A complicare il tutto c’è anche il fatto che ognuno di noi pesa diversamente le cose e quindi, di fatto, la percezione di un individuo è sicuramente differente da quella di un altro; ne consegue che ognuno ha la propria realtà.

Ogni tanto sarebbe bene rimettere in discussione tutto, così giusto per il gusto di farlo, se per caso vi venisse voglia di farlo adesso, ecco potremmo partire da Aristotele.

Che centra lui? beh lui di suo nulla, era un pensatore, tant’è che si dice “Pensiero aristotelico” o “Logica aristotelica” o “Logica assertiva”.

Dopo Aristotele potremmo chiamare in causa altri due pensatori: avete mai sentito parlare di Cartesio e Galileo e del “Metodo scientifico”?

Beh insomma per farla breve, dopo qualche migliaio di anni, e un po’ di scoperte e la necessità di mondare dagli scienziati i ciarlatani ci si è inventato il metodo scientifico, che prevede, per esempio la ripetitività degli esperimenti, il che è cosa buona e giusta, o almeno sembra.

Il metodo scientifico sostiene che una la realtà deve essere: oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile.

Cartesio si è inventato i piani omonimi ha esteso i concetti di Galileo dando vita al razionalismo, cioè un approccio molto rigoroso e e cauto alla scoperta della realtà: se una cosa non è dimostrabile non esiste, al massimo può essere oggetto indagine sperimentale.

Non spreco altri paroloni ma provo a farvi capire con un esempio; prendete una ricetta (il più diffuso esempio di algoritmo), oltre a trovarvi le profetiche indicazioni “qb.” (Quanto Basta, che mica è proprio una roba precisa e ripetibile), a tutti voi sarà capitato di seguirle pedissequamente e ottenere un risultato molto prossimo ad un “Picasso” tridimensionale ma che poco sembra azzeccarci con l’obbiettivo dichiarato (e.g. la lasagna).

Ora i corollari del “Metodo scientifico”, in fondo dicono che se il tuo esperimento non è riuscito i casi sono 2:

  • l’esperimento originario era un falso;
  • oppure le istruzioni ricevute non erano adeguate, intendendo in questo caso che erano poche.

Se vi siete cimentati nell’arte culinaria però sapete da voi che pure mentre fate una ricetta sotto la super visione del mastro chef… beh facile che non venga.

Perché? Perché il metodo scientifico appare così inattuabile nella cucina che pure si esprime in maniera così chiara?

La risposta “perché la cucina non è una scienza esatta” merita il commento che le scienze esatte sostengono che il calabrone non possa volare per cui ce ne facciamo un po’ poco di questa chiosa.

Il problema è più sottile e sostanziale: le asserzioni sono più facilmente comprensibili, ma perdono di capacità espressiva.

Quando dico versare mezzo litro di acqua non specifico il tipo, la temperatura esatta, il modo di versarla, l’aria nella stanza, la mia temperatura corporea le fasi lunari ecc.

Il metodo scientifico sostiene che deve essere possibile esprime in maniera precisa una istruzione, ma nella realtà non lo è.

Va beh, direte voi, sarà mica che dobbiamo farci la croce? esiste l’approssimazione, si ammette cioè un errore.

Ecco, l’errore. Nella cultura (o mindset) sviluppatasi dopo l’affermarsi del metodo scientifico si è assimilato il pragmatismo assertivo e ci si è dimenticati dell’errore, per cui, inconsapevolmente siamo tutti convinti che se si dice “il libro è rosso”, vuol dire che il libro è veramente rosso, mentre al contrario più correttamente si dovrebbe intendere “il libro è rosso, salvo errore di percezione”.

Non è finita, perché la logica assertiva che sta alla base del linguaggio scientifico ammette le opposizioni (si chiama anche logica dicotomica appunto), cioè esiste una cosa e il suo contrario.

Questo aspetto è talmente radicato che ci sembra ovvio, ma non lo è, infatti questo assunto, del tutto frutto della nostra immaginazione, porta a paradossi logici, paradossi che semplicemente svaniscono se si usano logiche diverse (la paradossale, tipica orientale, o quella fuzzy sua implementazione moderna).

Non è un caso che gli orientali ragionino diversamente da noi: sono figli di una cultura che ha alla base un sistema logico diverso e un linguaggio con strutture differenti (in molti casi).

Riassuntino fino a qui: siamo imprecisi, con percezioni imprecise, ma abbiamo avuto la superbia di inventarci una mentalità che si definisce precisa.

E nell’ultimo mezzo millennio questa visione è diventata imperante in occidente, non era possibile, fino a qualche tempo fa, pensare di approcciare il mondo in maniera diversa.

Guardate che la cosa è mica facile! Comprendere tutti i risvolti di questo approccio ma vi assicuro che se vi fermate a pensare ne troverete un’infinità.

Fatto sta che, nell’ultimo secolo ci si è accorti che non funziona proprio così1.

Insomma, con buona pace di Boole, negli ultimi anni ci si è accorti che vero e falso non sono sufficienti a rappresentare il mondo (infatti si sono inventati la logica fuzzy2); una cosa è vera con probabilità x, è falsa con probabilità y e non lo sappiamo con probabilità 1-x-y.

Imparare a renderci conto che siamo limitati è il primo passo per comprendere il mondo e noi stessi, ammettendo di non poter arrivare dappertutto, che sicuramente ci sfugge qualcosa, che i cigni neri nascono perché ci sono un po’ di errori trascurati, che questi errori risuonando tra di loro creano un nuovo effetto imprevedibile ma che non lo possiamo cogliere se guardiamo una sola faccia del mondo, o se ci si dimentica che ogni faccia ha una zona di indeterminazione (o errore).

Non è bello ammettere questi nostri limiti, d’altro canto, ammetterli da un sacco di libertà in più, anche con noi stesso, ma questo è un tema ancora più strano…. 😉

…Oh già, dimenticavo… la poesia ma ogni dio ecc… alla fine di tutto un ragionamento piuttosto contorto però zompa fuori che c’è un disegno o una pulsione evolutiva alla vita dell’universo e noi ne facciamo parte… e sembra tanto il disegno di dio.. o dio stesso.. solo che ne facciamo parte quindi più o meno facciamo parte di dio o ne siamo espressione.. quindi beh… insomma crediamo di più in noi che se non il divino che è in noi sfiorisce e muore…


  1. Teorie del caos
  2. Fuzzy logic: ciò che conosciamo (cioè tutto ciò su cui possiamo provare è esprimerci) è vero con probabilità x, è falsa con probabilità y, non lo sappiamo con probabilità z; dove 1=x+z+y

Notturno


Al buio amico, spoglio mi affido,
e in un sussurro il pensier s’invola,
tra gli astri vaghi e il destin infido
in fin nel tuo viso si consola,

e a te giungendo, in te si riposa.
Tra i tuoi seni, sinuoso, si nasconde,
eppur non lì il suo vol si posa,
ma al tepor dell’emozion profonde.

Là, nella mortal dell’anima dimora
si rifugia, ma al suo dolce tepor
non s’abbandona: sol tra la rosa e la viola,

ove ci rimembra la memoria ancor,
siederà e vedrà il rilucir d’aurora
che ci fu tanto cara, qual musa d’amor.

–25 febbraio 1995

Canto Popolare


La voce narra, triste, la storia, lieve:

«Ei guardò gli occhi nel volto riflesso
e dell’immensità nello scrigno suo
con prepotente vigore prese possesso.
D’oro e folgore vestì il corpo suo

e dal volgar mortale si presentò,
parlò e’l fratello suo condusse,
plagiato, oltre’l celeste velo lo guidò,
ma’l ciel per lui non fu: Ei lo distrusse.

Solo dal padre misero fu accolto
ma non v’era amore, non parola
non atto, sol gli occhi nel volto,

ove dio scorse la morte sua fioca.
L’infinito rise e dal sonno fu colto
e di tal gloria gli restò cosa poca.»

La voce concluse persa nella neve.

–Marzo 1995

Stupor vitae


English version

Stupor Vitae
La vita ci meraviglia.. poco
perché ci dimentichiamo di ammirarla con stupore.

Serendipity, meraviglia, stupore, la forza della vita, il gancio di salvataggio.

Sono nomi che noi diamo ad azioni della vita, la vita intesa come essa stessa un essere vivente, che ha bisogno di noi e noi di lei per compiersi.

Imparare a vivere con questa consapevolezza, crederci, avere fede, essere nel qui e ora, lasciandosi trasportare fiume e sfruttandone le correnti.

E tante altre parole, ma non bastano ricominciamo a meravigliarci.

Igor Sibaldi ci dice di provarci coscientemente, di guardare un albero e, come un bimbo, alzare il dito e dire “Albero!!” come se fosse la cosa più straordinaria del mondo.

Provateci, io ci ho provato, e dopo un po’ funziona… ed è fantastico.. anzi no.. è semplicemente vitale…

La festa dell’invasione americana


Ok, fermi tutti! Tecnicamente non è così, lo so.

Troina, Agosto1943
Troina, Agosto1943

Sostanzialmente è così.

Lo è per diversi motivi:

  1. pensiamo che sia la festa di liberazione dal nazismo
  2. pensiamo che ci abbiano liberato gli americani
  3. il patto di guerra stretto con gli americani è pieno di vincoli sull’adozione della cultura americana (obbligo di tradurre i film, coca cola e gomma da masticare in testa)
  4. Se doveva essere la festa della decisione rivoltarsi contro il nazismo si poteva chiamare in un modo un po’ più assennato no?

Per tutti questi motivi, no, non lo voglio festeggiare.

Sono stanco di vivere in una nazione che pensa che l’eroe sia “Fratel coniglietto”, quello furbo che prende per i fondelli tutti, sono stanco di vivere in una nazione senza orgoglio, sono stanco di vivere in una nazione che vive nel passato.

Cartina sbarco americano in Sicilia 1943
Cartina sbarco americano in Sicilia 1943

Nella seconda guerra mondiale eravamo divisi, i partigiani (l’esercito italiano ad un certo punto) hanno insegnato al mondo cosa vuol dire fare guerriglia.

Negli anni sessanta abbiamo insegnato al mondo cosa vuol dire essere sostenibili.

Negli anni settanta abbiamo insegnato al mondo cosa vuol dire essere sistemici (Olivetti in testa).

Basta sproloqui senza senso, gli italiani nel mondo sono all’avanguardia, l’Italia è il fanalino di coda.

Voglio una nazione degna delle persone che la popolano.

Quelli grandi. Gli altri? Cresceranno o moriranno. Di solito tutti scelgono la prima, quindi non mi faccio problemi che non esistono.

Anche di questo sono stufo.

Credere per farsi uomo


“Credi di più in quello che dici”
Un amico mi ha mosso questa critica costruttiva e benevola.
Cosa ci vorrà mai? Mica parlo a vanvera!

…poi ci ho provato
a misurarmici
ecco sto ancora cercando di capire come si fa…

…perché basta anche un niente per essere felici,
basta vivere come le cose che dici,
e dividerti in tutti gli amori che hai
per non perderti, perderti, perderti mai.
Canzone per Alda Merini – R.Vecchioni

Già… non è mica facile..
trasmettere convinzione
bisogna crederci davvero…

ti devi fidare dei tuoi mezzi…
di te…

serve mettersi in gioco…
essere pronti a farlo…

alla fine però ti butti in mezzo
solo per quel che vale
per quel che si vuole
veramente…

E bisogna essere onesti
con se stessi
per conoscere la volontà
la propria…

“Basta vivere come le cose che dici..”, cantano

e allora
metti insieme tutto
parola, fede, volontà, desiderio, azione
nelle giuste dosi e preparazioni
e poi mangia al desco del tuo futuro.

Se non ti commuovi,
se negli occhi manca la fiducia
se vacilli..

Ricomincia da capo…

…mica è facile fare
farsi uomo
farsi espressione di vita…


Questo articolo si ricollega ad altri pubblicati in questi giorni, li riporto, rigorsamente in ordine sparso.

Il fascino suppurante della piaga


Tempo, passato, insulti,
segni, donne, uomini.
Cicatrici.

Sono abuso auto-descrittivo a matrice costante
mescolati in alternate vie
attraverso desolanti e monotonie.

Siamo sciocchi
avventati
e più sprovveduti di un bimbo.

Un bimbo sa che la ferita è saggia:
una ferita si evolve: si fa crosta e pelle nuova.

Un bimbo sa che la piaga è una ferita curata male:
una piaga va curata per farla semplice ferita.

Un bimbo sa che una ferita torturata
non può crescere, guarire e farsi cicatrice.

Sciocchi autolesionisti emotivi,
seviziamo le nostre ferite,
piangendo al mondo
i segni di un passato che non lasciamo andare.

La cadenza del desiderio circolare


Sostavo nella transizione del passo,
nel sospeso volo
d’uccello a fil d’ombra.

La cadenza dell’impatto
delinea le curve del pensiero,
le volute dell’ambizione.

Eppure in quel pattinare
su foglie di desiderio
rimesto in parole sbiadite
immobile nel cammino della vita.

È ora di fuoco e smeriglio e tuono
è ora di percuotere il suolo
con la verga del mio futuro.

Camminando


Appunti e stralci, in tempo reale e qualche riflessione in differita su una splendida esperienza.

2013, set 03, 12:00 AM: Pamplona

Io e mio padre.

Appena arrivati, visitiamo la città, siamo ancora turisti.

Con noi Teresa, futura pellegrina anch’essa.


2013, set 04, 12:00 AM: Roncesvalles – Zubiri

Joachim andaluso e Lanzie californiana.

Li incontriamo sopra la polvere.

Saprò dopo che senza polvere e fatica non incontri genti ma al massimo grinte e volti.

Ma loro li incontriamo. E poi si parla. È stato in Italia a raccogliere le mele e poi altre volte in in Toscana.

Mi piace subito. Aperto voglioso di stare bene con le persone. Parliamo di tutto un po’ poi il ritmo del passo ci divide.

Lo incontreremo a sera.
Racconterà che è stato anche a Dublino per trovare lavoro… e tante cose.
Ci chiede di fare la pasta. Non possiamo che accontentarlo.

Re-incontriamo Teresa. Arrivata con calma.

Faremo la pasta insieme. Personaggio enigmatico si racconta con parsimonia ma lo fa con piacere e le piace organizzare la cena.

E poi:
Damian parigino. Sempre una birra in mano alto e allampanato indeciso tra la melanconia e la voglia di festa.
E poi americani di Dublino, un irlandese con l’aria da bravo ragazzo.
Una finlandese che sa qualcosa di giapponese…

E altri con cui ho solo scambiato un saluto. ..

Come è giusto…


2013, set 05, 10:33 PM: Zubiri – Puente la Reina – Estella

Giornata solitaria.

Andare in bus non è la stessa cosa.
Si arriva nei posti. Ma non te li sei guadagnati. È un po’ come rubare.

Non importa se poi i km li abbiamo fatti.

Li abbiamo fatti senza merito per pura curiosità o peggio spirito di sacrificio.
Camminare vuol dire assumersi il rischio di non arrivare….

2013, set 06, 10:20 PM: Estella – Los Arcos

Si parte alle 6.15

La cosa è facilitata dalle coperte.

Sono disponibili e non richiedono di usare il sacco. Tempo guadagnato al mattino.

Appena uscita incrociamo Maria, Maria e Maria Jesus.

Una di loro l’ho conosciuta la sera prima mentre fumavo. Io un sigaro lei marja…

Si chiacchiera un po’ poi a nanna.

Dopo un po’ mi vede e per sfuggire alla ciarla delle altre si aggrega a noi.
È buio si vede poco, ma la strada si fa trovare anche la deviazione per il monastero con la fontana del vino.

Purtroppo la cisterna è vuota… resto con il dispiacere di non aver gustato quel vino.

Viaggio piacevole ma lento. Le altre due marie sono piene di cose da raccontare…

Los Arcos ha un chiesa che mi soffoca di decori, ma all’albergue facciamo una insalata mista fresca e gustosa e poi yoga nel prato.

C’è il sole e il dolore nello stirarsi dei muscoli è stemperato…

Mi improvviso insegnate con mio padre, Maria e un ragazzo canadese…
Non so come l’ho fatto ma le mie gambe sono rinate spero di aver aiutato anche gli altri..

A sera un festicciola a sorpresa… una tappa piacevole.


2013, set 07, 10:32 PM: Los Arcos – Logroño

Maria ci saluta causa piaga.

Proseguiamo in quattro. Io vado spedito cercando di tenere il piede in assetto… e poi non ho voglia di parole.
Le soste sono lunghe a base di pane e jamon. Per il resto vado solo…

A Viana ritroviamo Maria giunta in autobus e il nostro amico Torinese incontrato sull’aereo.

2013, set 10, 2:58 PM: Atapuerca – Burgos – Leon

Una prova.

E il premio: un francese che sa togliermi il dolore alle caviglie con il magnetismo


2013, set 14, 2:58 PM: O’ Cebreiro

Alle porte della Galizia.

Una salita di 1000 metri lunga 4 km.

Per me è riposo, per gli altri fatica…

Arriviamo con il sole ma si prepara tempesta.

Mangio all’aperto con due coppie andaluse, è subito simpatia e amicizia, li rivedrò ancora per molti giorni

Mi muovo seguendo il naso… raggiungo luoghi riservati, sorretto e accarezzato dal vento.

Prendo un dono.

A cena un sontuoso Pulpo alla Gallega, anche se siamo in montagna non ne mangeremo più di così buoni.


2013, set 21, 2:58 PM: Santiago

Partiamo di mattina, con un sentiero di stelle sulla testa e una Luna complice.

C’è ancora tempo per un’altra prova, più semplice ora, ma dagli effetti forti e chiari.

Arriviamo con il bastone vivo nella mano.

Chiedo, mi confondo, poi mi lascio andare ed ottengo.

Tutto, semplice.

Il “Botafumero” mi inebria per un attimo, poi la doccia calda in un bagno privato, dopo tanto tempo.

Poi il cammino è finito, il viaggio ancora no..

2013, set 23, 6:58 AM: Finisterre

L’alba.

Il giorno prima, c’era pubblico per il tramonto.

Oggi all’alba sono praticamente solo, si sente solo il mare che si muove.

Su questo spigolo di Terra con lo sconfinato davanti sento il mondo svegliarsi e rinascere.

E lo fa delicatamente inebriando ogni mia fibra.

È ora di andare. il viaggio è finito.

Il prezzo di uno sguardo


Bologna: stazione.

Ci arrivo in anticipo sotto del logoro stagno per cielo

Trascinerò poi per asfalti che si fingon ciotoli la valigia a ruote.
E nel mentre scoprirò una città spenta, ombra dei miei ricordi…
o forse specchio dei miei pensieri.

Ma dopo, ora sono appena uscito dalla stazione, sto cercando un sigaro nel borsello.

Ho deciso di fumarlo, ma non mi è chiaro se ne ho voglia, forse più per passatempo.

Trovato, sono in disparte e lo accendo, senza piacere.

Mi si fa presso un uomo, tra i venti e i quaranta, vuole soldi; quasi non lo ascolto.

Mi chiama “frate”, vorrebbe toccarmi, per contatto come fossimo conoscenti, ma non si osa.

Mi chiede una cifra precisa irrisoria, è lucido.

Assorbo tutto questo ma non ci faccio caso, forse con sufficienza o fastidio cerco moneta.
Trovo un euro, più di quanto mi ha chiesto… mi offre il resto.

Mi ringrazia e va via…. e in quel momento mi ricordo di essere uomo e gli dico: “in bocca a lupo!”

Si gira mi guarda: “Crepi!”

Uno sguardo vivo, forte e determinato.

Forse è solo suggestione ma quello sguardo ne valeva 100 di euro!

Il tempo discreto


Fluisce la vita libera e viva,
incurante di come la comprendiamo.
…così da ignoranti possiamo ambire alla luce.
[DL]

Dal tempo all’anima

La vita scorre senza soluzione di continuità.
La mente archivia sparute diapositive.
Densi nuclei di accadimenti, sensazioni ed emozioni.
Frammenti di vita.

Li sommiamo e crediamo che il risultato sia la nostra vita passata e quindi ciò che siamo oggi.
Ma la vita è stata altro, essa era anche negli spazi vuoti che abbiamo perso.
Siamo molto di più della somma delle nostre esperienze.

Il coraggio di fidarsi

Siamo in molti casi propensi a ragionare a compartimenti stagni, quindi identifichiamo eventi, persone e cose come una somma di informazione con qualche legame.

Lo facciamo tutti, purtroppo ognuno sceglie arbitrariamente le scatole che vuole utilizzare e come legarle.

Questo è un modo per descrivere le nostre differenze, la difficoltà a comunicare e a relazionarsi.

Ci vuole coraggio a credere gli altri sinceri quando dipingono paesaggi alieni mentre narrano di ricordi condivisi.