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I migliori articoli del passato secondo me.

Il blog è un oggetto di consumo, come fare a farsi conoscere velocemente da un nuovo utente?

Ecco, le mie scelte

Il difficile amare


Il sentimento dell’amore nasce dalla elaborazione cognitiva dell’emozione dell’amore.

English Version

Amare è difficile.

No, non parlo di vivere insieme.

Parlo di scegliere di metterti tutti un giorno il vestito dell’amore, di infilarti sempre nella stessa “gabbia”.

Una gabbia, bella quanto vuoi, ma che definisce il tuo futuro ed escluderà sviluppi incompatibili.

Tutto in nome di una emozione intensa, brevissima, unica…

L’avete mai provata l’emozione dell’amore?

No, non della gioia, dell’amore. Quell’essere al centro dell’universo e donarlo e donarsi senza sminuirsi a qualcun’altro? agli altri?

Il sentimento dell’amore è la decisione di voler conservare e predisporsi a rivivere questi momenti, questa emozione.
Ma non è che proprio scegli, non è una vera scelta, è, alla fine, che ad immaginarti dentro quella “gabbia” ti vedi meglio di quanto ti vedi fuori; e puoi fingere e scappare, ma lo sai che è così.

E può anche darsi che alla fine non ce la fai (fate) a reggere la costruzione e questa si sgretola e cade giù e le storie finiscono.. ma l’amore, se era amore, resta lì, fregandosene di tutto.

È difficile amare, perché capita di rado.

Perché non si ama per soddisfare se stessi o compensare una mancanza.

Amare è difficile, per questo spesso si finge di amare, anche il primo che capita.. o giù di lì.

L’amore non è egoista, anche se a volte ti fa fare stupidaggini, poi ti penti e non le fai più.

Alcuni esempi:

  • ti amo perché sei il mio compagno ⇒ nessun amore solo recitazione del ruolo dei compagni;
  • ti amo perché con te provo tanto piacere ⇒ nessun amore solo sfortuna nel precedente sesso oppure vergogna del proprio piacere;
  • ti amo perché da solo non so stare ⇒ stare soli è difficilissimo;
  • ti amo perché voglio un figlio ⇒ immaginare di andarsene senza un lascito fa paura;
  • ti amo perché sono tanto geloso ⇒ la gelosia è spesso solo un rituale sessuale, soprattuto se morbosa;
  • ecc..

Amare una persona è averla senza possederla; darle il meglio di sé senza pretendere niente in cambio;
desiderare di stare con lei, ma senza essere spinti dal bisogno
di alleviare la propria solitudine;
temere di perderla, ma senza essere gelosi;
aver bisogno di lei, ma senza esserne dipendenti;
aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine;
essere legati a lei, pur restando liberi;
essere tutt’uno, pur rimanendo se stessi.
–Omar Falworth

Ser feliz


Mi piace pensare che gli spagnoli abbiano ragione.

Con le emozioni e i sentimenti usano il verbo Estar (stare), che ha un senso transitorio; mentre usano Ser per indicare cose immutabili (Yo soy Do) e per indicare lo stato di felicità Yo soy feliz (ora le cose stanno cambiando, perdendo questa elegante differenza).

Come se essere felici fosse una condizione duratura dell’essere (non come la Stille dei romantici), ma se è duratura non può essere costante deve essere mutevole per adeguarsi ai mutamenti della vita.

Forse allora la felicità non ha molto a che vedere con la gioia e con i nostri successi, forse ha a che vedere con aver capito il nostro posto nel mondo…

Falena d’amor


Passo in linea di timore
spalle reclinate,
ali schive,
fotogramma di un sì.

Sinuoso nell’altro il corpo si pressa,
cuspide tremante,
fugando arie frapposte
la fronte annuisce
vibrando la spalla
respirando miscele di vita
sfogliando crisalidi di paure.

Nell’abbraccio abbandonata
ti sogni farfalla con ali imprestate,
inventi e canti affetto e calore
per Amore e futuro…

Guida alla lettura

Nell’emozione di un abbraccio si nasconde l’illusione di un amore inventato.

Un esempio di complessità


Una delle più belle metafore per spiegare le differenze tra semplice, complicato e complesso è la seguente.

Vi viene assegnato il compito di misurare con il vostro altimetro l’altezza della cima più alta nella vostra zona di riferimento.

Caso banale

La vostra zona ha un unico monte solitario, voi salite in cima e misurate.

In altri ambiti si chiama anche:

  • caso limite;
  • caso degenere;
  • caso base.

È un caso interessante perché spesso mostra un esempio talmente semplificato che quasi non si riconduce allo scenario generale e spesso è il primo che si intuisce in maniera empirica.

Caso semplice

Ci sono alcuni monti, non molti, ripetete l’approccio del caso banale per ogni monte e comunicate il più alto.

Caso difficile

C’è una intera catena montuosa, occorre valutarli tutti, ma vi mettete con calma disegnate una mappa e li fate tutti.

Caso complicato

Come il caso precedente.

Utilizzate una planimetria satellitare per farvi un’idea della mappa.

Sfruttate le conoscenze trigonometriche e ottiche per approssimare l’altezza di un monte dalla sua ombra tenendo conto degli errori dovuti alla rifrazione, e selezionate i più papabili.

Salite sul primo di questi e lo misurate.

Lasciate una notte in osservazione un telemetro laser di grande precisione posizionate perpendicolare alla vetta del monte e cercate di escludere i monti evidentemente più bassi.

Rifate il test per quei pochi rimasti.

Caso Complesso

La terra si muove mentre voi valutate, per cui il salire su un monte lo potrebbe abbassare.

Il mondo che volete misurare e per cui trarre una conclusione muta in funzione di voi, o di altri fenomeni su cui non avete il controllo.

Casi reali

Di solito a questo punto si è capito i differenti ordini di grandezza, ma si osserva che nessuno di solito si trova in situazioni come quelle descritte nell’ultimo caso.

Ma solo perché l’esempio è iperbolico per dare il senso delle cose; nella vita reale, al contrario, è molto facile muoversi in uno scenario complesso senza nemmeno rendersene conto.

Per esempio un problema difficile o complicato può diventare complesso se il tempo che ci viene dato a disposizione è troppo poco; cioè di molto inferiore al tempo necessario per ricercare e applicare la soluzione corretta.

Si introduce qui il tema di efficacia ed efficienza.

Una soluzione efficace è la miglior soluzione possibile.

Una soluzione efficiente è una soluzione, anche parziale, che si raggiunge con il minor dispiego di risorse, tra cui il tempo.

Quindi, nella vita reale, se il problema fosse quello dello scenario difficile vi verrebbe dato l’incarico di misurare il monte più altro della catena montuosa dandovi al massimo un giorno per fare tutto.

A questo punto ogni scelta che farete, compreso da che monte partire, ne escluderà altre perché non avrete il tempo per valutare tutte le casistiche.

Per esempio, si possono utilizzare approcci che stimino le possibili soluzioni migliori per poi verificare solo quelle che per cui si ha tempo; per una buona stima occorre però anche sapere (e comprendere) il motivo per cui si effettua questo compito, è diverso cercare la vetta più alta per una gara di alpinismo piuttosto che per comprendere i movimenti del vento.

Conclusioni

Qualunque dimensione venga fortemente ristretta (soldi, tempo, spazio personale) può far schizzare il problema da una dimensione controllabile ad una apparentemente incontrollabile.

Curiosità

La stima della vetta più alta è una necessità che si è manifestata per i lander che sbarcano dalla navicella e non possono mappare tutto il territorio per cui devono approssimare, e farlo bene.

Emozioni nel canto delle pietre


Pino Daniele e Fiorella Mannoia
Pino Daniele e Fiorella Mannoia

Verona 01/09/2014

È una notte ampia che anche presa a sorsi gonfia il petto.

È notte tersa, che quasi non ci credi.

Ci sono code e schiamazzi e altri tempi regalati alla noia.

Quando finalmente entri, tra il grigio millenario e il rosa di qualche alba che hai dentro, sorridi.

Perché è sera e ti senti mattina. Perché premuto tra le ali di pietra ti senti piumino che tiene al caldo la vita.

Poi la scena si desta in una teoria grandiosa, in una merlatura di successi, fragile come tutte le prime volte.

Ci vorrebbe silenzio, ma non si freme con labbra chiuse, ci vorrebbe un golfo e un vulcano e tutti i colori di una città disordinata.

E poi, gli archi, gli ottoni, una voce, poi due e la magia inizia piano.

Tra una canzone e un assolo, tra un duetto e uno sfumato i miei pensieri vanno in controtempo.

Alzo gli occhi al cielo, oltre la cupola viola di luce, oltre le genti: una stella cadente mi fa sospirare un desiderio incredulo.

Poi le luci cambiano, e l’uomo si fa quercia e la donna una cincia infuocata…

e poi.. e poi… poi…

sono sensazioni da conservare sulla carta dell’anima.

P.S.
8 mesi per pubblicarla… non è poco

Guida vampirica per autostoppisti


Sommario

Abbiamo paura, quasi sempre.

Abbiamo bisogno di apprezzamenti.

Non sappiamo amare.

Come cavolo possiamo pensare di essere felici?

Di onestà, vampiri ed altre figure mitologiche

La differenza sta nell’onestà.

Ammettere di desiderare la fama, l’approvazione, la stima….

Se scriviamo un blog, se amiamo, se lavoriamo, se educhiamo…

Quanto facciamo solo per raccimolare del nutrimento per il nostro essere.

Per trovare energia, si potrebbe dire.

Energia che gli altri ci offrono o che rubiamo.

Sì, cercate su internet la teoria dei vampiri energetici.

Ma il problema è che siamo tutti vampiri, tutti a pensare che la ricchezza è finita e che per avere di più devi sottrarre a qualcun’altro, anche nelle piccole cose come scrivere un blog.

Ogni gesto ci porta ad una inutile competizione.

E quindi? Amare.

Come si fa? Altro che la Treccani servirebbe..

Iniziate a non scegliere tra le opzioni che vi mostrano.

Chiamate amore solo qualcosa che non chiede nulla.

Chiamate amore solo ciò che vi trascende.

Sforzatevi di gioire per i successi altrui.

Ammettete di aver bisogno di approvazione e pian piano cercate di superarlo.

La paura è alla base di tutte le emozioni negative, fatevene una ragione.

Ecc..

L’apogeo immaginifico del desiderio


Leccavo il respiro dei suoi occhi.

Inalavo oceani di petali,
armonia amorosa semovente.

Io.

Immanente, per lei sola.

L’amavo.

E poi non più.

Acme d’Amor
di possanza pleno
ch’estri l’agire
ti seguii a strugger desio,
adorante e devoto.

Estatico mi confusi
nei miraggi che le donai
Simulacri e non
altro di me.

Giacché non sapendomi
Altro non possi.

E a te che passi,
giovane in fiore,
cosa ami se non ti sai?

Guida alla lettura

Non puoi amare nessuno se non ti conosci, perché non potrai mai donarti, senza dono l’amore marcisce.

Il riposo dell’eros


Lei in tralice sfocata
Lei in tralice sfocata – chi la riconosce?
Lei in tralice cubista
Lei in tralice cubista
Lei in tralice impressionista
Lei in tralice impressionista
Lei in tralice!
Lei in tralice!

Ecco a voi Belinda quand’era desenuda

Dal basso dell’occhio in tralice mi ammicca
tra le fronde corvine
pulsa quasi viva, una piccola stella.
Seguo il gioco del suo profilo,
mi trattengo sulla rossa falce del labbro,
scendo lungo la curva del mento che
si scioglie nel braccio…
La pelle in penombra sfuma
sulla veste
come le anse
di un fiume placido alla luna
morbido e denso, accogliente e determinato,
e si divide accondiscendente
nella vetta della gamba ripiegata al cielo
che brilla nella guglia del tacco d’argento…

L’adulto è competente (rivisto)


English Version

Sommario

Siamo esseri sociali programmati per collaborale a livello emotivo, più in profondità di quanto siamo consapevoli.

Spesso anche quando sembra che l’altro ci ostacoli in realtà sta cercando di collaborare con noi, ma almeno uno di noi due ha frainteso… quasi sempre entrambi.


Cosa vuol dire collaborare

A volte capita. Ti ritrovi in una assurda situazione di conflitto, in cui non sai bene come ci sei cascato.

Ti trovi a doverti relazionare con una persona che si comporta con te in modo a dir poco discutibile; diresti appositamente per infastidirti.

Taz, il Diavolo Tasmania
Taz il Diavolo Tasmanina

Hai presente? Quando vuoi ottenere un obiettivo specifico e l’altro sembra giocare un contro di te? Come se foste avversari, anche se in teoria state dalla stessa parte?

Per il mio piacere molto personale chiamerò questo furfante: Taz.

In alcune occasioni, magari perché tu e Taz siete amici, o se c’è un terzo che potrebbe mediare tra te e Taz, in alcune occasioni, dicevo, si potresti poi scopirere che Taz non ha veramente intenzione opporsi a te.

Per esempio, Taz potrebbe continuare ad imbattersi in equivoci e malintesi, come in una grottesca commedia degli errori; ma per te questo sarà più simile ad un attaco: Taz ti prende in giro espressamente per farti del male, e dove fa più male!

Come è possibile? Cioè stiamo dicendo che lui non ha una precisa volontà di ferirti, ma colpisce in modo così accurato! C’ha un deretano che manco Bonaventura!

È possibile, ma poco probabile, per raccontartelo devo parlare al te di un’altra epoca …

Lettori, prestatemi orecchio!


Un comportamento tipico dei bambini, che potrebbe/dovrebbe rimanere in anche età adulta è la collaborazione.

Quindi vorrei parlare al tuo bambino interiore, o, per lo meno, al bambino che sei stato.

La collaborazione è un potente atteggiamento mentale perché porta facilmente ad abdicare a se stessi.

Se una persona è determinata a sostenerti, in una certa situazione può correre il rischio di dimenticare i suoi limiti e il suo benessere; cioè, si dimentica di dire “no”.

Ok, lo so che sembra essere un paradosso, ma dobbiamo capire che il nostro sistema limbico lavora per farci diventare un gruppo, o, in altre parole, lavora per trasformarci in persone collaborative.

E, attenzione, quando l’autostima1 diminuisce, aumentano i comportamenti collaborativi insani.

L’autostima può essere un freno che ci preserva (da noi stessi), se il freno non funziona correttamente possiamo perderci.

E questo non è tutto!

Torniamo a Taz.

Vuole aiutarci .. no ok, lui non sa di voler aiutare noi .. ma il suo sistema limbico sì.

Ad od ogni modo, nello sforzo di aiutarci Taz cerca di comprendere le nostre richieste, anche quelle emotive e di cui siamo meno consapevoli .

Quindi, il nostro prode Taz, Taz il nostro marrano, cerca il modo migliore per interpretare la nostra volontà.

E ora … Colpo di scena!

Taz usa il suo sistema limbico per comprenderci, il sistema limbico è emotivo ed un sistema che lavoro più in profondità della nostra mente logica.

Così, quando aumenta il comportamento collaborativo, aumenta anche l’utilizzo del sistema limbico che, ovviamente, meglio comprendere un altro sistema limbico.

Quindi Taz non capisce la nostra volontà, ma il nostro bisogno o qualcosa di simile.

In pratica, si dice: “Voglio una mela”, mentre è necessario una banana, ma Taz capisce che abbiamo bisogno di una pera (come una mela oblunga …)

Uff! Che dici? facciamo una macedonia di frutta?


Ok, ok, andiamo avanti.

Per noi non ottenere la mela si esprime in frustrazione e delusione, ovviamente.

Taz, d’altro canto, cerca di darci una mela, ma come lui immagina sia la mela, che è più simile a una pera … Non funzionerà mai bene.

Ok, pera e mela sono abbastanza simili … ma cosa succede se Taz davvero capisce che abbiamo bisogno di una banana?

Manteniamo la calma. Che cosa potrebbe accadere? Solo un po’ di fastidio, ma non paragonabile alla grande opportunità di ottenere esattamente quello che ci serve!!!

Solo un po’ fastidio…

Taz sta comprendendo un po’ di noi … una piccola parte di noi che noi non conosciamo…

… ops …

Apriti cielo!!! Invochiamo fulmini dal cielo lanciando strali di fuoco! Alastor! Vieni a me e annientae i miei ignobili nemici!!”

Come osa invadere il nostro interiore e pensare di capire qualcosa di noi?

Se ho detto: “Voglio una mela”, Voglio una mela! Una mela gialla e lungo!

appunt … Ok è chiaro suppongo.

Durante la nostra prestazione incredibile, Taz “dimentica” di inviarci a quel paese al momento opporutno, perché collabora ancora con noi2.

Naturalmente, mela e banana sono un esempio. Nella vita reale le cose non sono così ovviamente diverse; nella realtà potrebbero chiamarsi efficacia ed efficienza o produttività e innovazione.

Esistono due tipi di collaborazione: una omologante (gli altri là imita) e un’altra deviante (l’altro ci contrasta in maniera indiretta).
Per noi, il secondo sembrerà un tentativo deliberato di infastidirci (come se le persone non avessero niente di meglio da fare).

Questo meccanismo è estremamente chiaro nei bambini3, negli adulti è più mascherato, ma penso che persista in molte situazioni, anche se, ovviamente, non in maniera così ovvia.

La mia speranza è che questo particolare “luce” possa essere di aiuto per risolvere alcuni conflitti.

Ricordate, cioè, che può essere difficile trovare il modo giusto per lavorare con noi e le nostre richieste contraddittorie, e che più una persona vuole collaborare con noi più può andare oltre le nostre parole.

Se lo ricordiamo potremmo iniziare a fare qualcosa di concreto per cambiare le cose:

Fai pace con te stesso, scusati, e chiedi qualcosa di più semplice, chiaro e veramente voluto!

Concludendo:

  1. l’altro spesso vuole collaborare;
  2. a volte non sa come fare;
  3. potremmo essere noi a rendergli difficile il compito;
  4. fare e pretendere richieste chiare e veramente volute;
  5. è normale inciampare, non facciamola lunga.

Note

  1. Il titolo è un omaggio all’ottimo “Il bambino è competente” di Jasper Juul. In questo libro emergono con nitidezza i concetti di Autostima, il bambino omologante e deviante, e come i bambini collaborino.
  2. Con Autostima si intende la capacità di apprezzare se stessi, a prescindere da quanto si sappia fare, si conosca, si possieda, a prescindere da qualunque cosa sia acquisibile successivamente. Le persone che hanno una forte autostima si muovono in maniera molto diversa da chi ne ha una bassa, e non si può accrescere durante la vita: si sviluppa entro gli otto anni e successivamente al massimo la si può sostenere con altre iniziative ma non coltivare. Poiché il grado di autostima è un dato pressoché immutabile diventa importantissimo avere consapevolezza della propria e altrui autostima per imparare a relazionarsi in maniera proficua.
  3. Anche l’altra parte ha naturalmente delle lamentele sul nostro comportamento. Se noi fossimo i collaboranti e non i richiedenti, la cosa migliore che potremmo fare è dire “no, così mi fai male”.
  4. Solitamente i primogeniti assumono un umore tipico dei genitori, soprattutto se questi sono in difficoltà, li stanno aiutando. I secondogeniti è più facile che diventino capricciosi e insofferenti, anche loro stanno collaborando ma al contrario urlando a gran voce la parte dei genitori che rimane silente.

Credo che questi concetti siano indispensabili per una crescita personale, ma penso che non potrei fare meglio del “libro e lì rimando gli interessati.

Proteggere i nostri dati…


…dall’incompetenza!!

Ciao ho pubblicato una petizione su change.org chiedendo l’utilizzo delle connessione sicure nei moduli di registrazione on line.

https://www.change.org/p/enti-e-aziende-di-pubblica-utilit%C3%A0-associazioni-dei-consumatori-presidenza-del-consiglio-dei-ministri-utilizzare-accessi-sicuri-ai-servizi-web-https

Utilizzare una connessione sicura è una cosa che costa molto poco alle aziende e dovrebbe far parte del vademecum del responsabile IT… ma a quanto pare non è così.

Aiutatemi a cambiare questa cosa, anche se sembra piccola nasconde cose più grandi:

  • le aziende non si interessano seriamente alla sicurezza;
  • trascurano i nostri dati;
  • si affidano a incompetenti;

Grazie!

Ecco il testo della petizione:

Molte piattaforme web di aziende di pubblica utilità ci richiedono di registrarci, fornendo i nostri dati personali senza garantire un adeguato livello di sicurezza (HTTPS).

In pratica è come se per parlare con un impiegato dovessimo urlare in mezzo ad una piazza gremita dove potrebbe esserci qualcuno interessato ai nostri dati che non dovrà fare altro che registrare le nostre “urla”.

Viceversa l’utilizzo di una connessione sicura HTTPS rende molto difficile (quasi impossibile) ad un terzo soggetto di “ascoltare” e tracciare i dati che comunichiamo a questi enti, in pratica è come se per parlare all’impiegato di cui sopra avessimo un ufficio privato.

Lo stesso discorso deve essere naturalmente esteso alle applicazioni per smartphone.

Faccio notare che di fatto questa mancanza viola il diritto alla privacy che pure viene proposto dagli enti

La richiesta è rivolta a tutti i fornitori di servizi di pubblica utilità tra cui, enti pubblici, aziende che agiscono per gli enti pubblici, aziende che forniscono servizi diffusi (come elettricità, acqua, gas), Banche e le stesse associazioni dei consumatori e alla presidenza del consiglio dei ministri per valutare una azione legislativa.

Trompe l’oeil


A chi mostrate il vostro cuore?

Io il cuore, ma pure il fegato e le frattaglie in genere le mostro solo a pochi, alle persone importanti.

Le ossa le mostro a chi mi fa male, nelle fratture quando le prendo, alla Wolverine quando mi riprendo :-D.

Insomma personalmente non mostro il mio intimo a tutti. Ma non tutti sono così.

Avete mai osservato le persone che sbandierano i propri sentimenti, emozioni e visioni pancreatiche ai quattro venti?
Dico avete mai notato che sembrano recitare le frasi di un romanzetto dozzinale?

Trompe l'oeil, immagine priesa dal web
Trompe l’oeil, immagine priesa dal web

Non ho mai capito se cercano di prendere in giro noi che li guardiamo oppure credono davvero a quello che dicono. Perché poi lo facciano è argomento da altra sede.

Ma torniamo a noi.

Se siete tra queste ultime (ma tanto se lo siete non ve ne accorgereste) mi dispiace per avervi trattato male… o meglio per aver detto la verità.

Per tutti gli altri (compresi quelli di prima che tanto non lo sanno di essere quelli di prima), ma se voi siete parchi a mostrare le cose intime, pensate davvero che gli altri possano essere trasparenti?

Se vi trovate ad assistere a qualcosa di profondo, intimo vi soffermate a chiedervi: “ma sarà vero?”

Se siamo consapevoli di un certo nostro aspetto lo camufferemo, se ce ne vergogniamo ma anche e forse soprattutto se lo riteniamo un vantaggio competitivo.

Per cui ci verrà mostrata caratteristica in assenza di quel attributo, verrà celato un aspetto quando questi è preminente.

Come dicevano: “Nel nostro mestiere [ladri], quando uno ha l’aria di fare nulla, sta proprio lavorando”.

Ho visto ballerini così affiatati da sembrare preda ad un amplesso, ma era scena e ricerca interpretativa, cioè il sesso non c’è quindi può essere mostrato.

Viceversa, ho visto ballerini con movenze comuni, senza trasporto, mentre in realtà lo scopo era dichiaratamente sessuale; cioè il sesso c’è e deve essere dissimulato.

“Fingiti debole quando sei forte, fingiti forte quando sei debole.”

E non fidiamoci del (solo) nostro sguardo.

01 – Perchè gli uomini scrivono poesie (video)


Anche il flusso di diapositive!!!!!

Belinda Raffaeli

Sono poco presente, sì, è vero… sono impegnata su mille fronti ma l’importante è che poi voi godiate dei miei risultati. Un regalo inaspettato qualche giorno fa ha preso forma, un progetto, un desiderio inespresso…la mia prima puntata è diventata “magicamente” un video. Sì, si può migliorare ma poteva essere anche molto peggio. Amo tutto quello che faccio.  A volte viene bene, altre meno poi l’importante è avere con te l’equipaggio giusto. Ne faccio dono a voi, A presto Belinda


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La realtà non esiste


Quello che vedi, senti e tocchi lo vedi, senti e tocchi solo tu.

Piantala di voler aver ragione.

Do: La realtà oggettiva non esiste.

A meno di non volerci intendere su cosa significa “oggettivo”.

Vedete, ogni cosa su cui ci approcciamo è filtrata dai nostri “dispositivo percettivi”, i nostri organi di senso, il nostro sistema nervale e dalla nostra esperienza.

Tali organi sono personali e unici. Anche una cosa come un colore, ognuno lo assimila in maniera differente.

Penserete che sia impazzito, lo so, ma datemi fiducia ancora per un po’… e se non la volete dare a me datela a Belinda!

Quando le ho parlato di queste cose.. beh… le è saltata la mosca al naso, ma cominciamo dall’inizio.

Era un notte buia e tempestosa, in qualche parte del mondo, da noi in Italia era una fredda mattina di dicembre, con tanto di sole e cielo terso, e lei si stava addobbando l’albero mettendoci delle rose di uno strano colore.

Belinda: non sono di uno strano colore…mai pensato di essere strana…prima di incontrare te :-)…sono rose rosso venoso!

Do: … dicevo rose di uno strano colore e spinti da un profondo desiderio, di non sappiamo bene cosa, ci siamo messi a parlare appunto del colore della rosa, che a me pareva cotta (tipo mela cotta… insomma marroncina) e a lei rosso sangue pulsante e pieno di vita che ti riempie il cuore…

E quindi le dissi, appunto , vedi “la realtà non esiste…” ok, non mi ripeto

Belinda: io qui sono subito saltata su tutte le furie: “eh No! È il linguaggio che fa in modo che la realtà che percepiamo sia raccontata in maniera diversa, ma la percezione in ognuno di noi non cambia! Un orecchio è un orecchio e la sua funzionalità è la stessa in me in te e nel resto del mondo!”

Do: notate per caso un approccio che ricordi quello linguistico?
Comunque “No, la realtà noi non la conosciamo perché la sperimentiamo con i nostri sensi, ma sono diversi uno dall’altro”.

Belinda: cioè che la mia Tromba di Eustachio è diversa e sente in maniera differente dalla tua?? che la mia pupilla mi riporta un oggetto diverso da quello che la tua riporta a te?

Do: (io delle trombe varie non ne so nulla, ma non ho voluto infierire…) E va bene, San Tommasina da Recanati!! Fai un sondaggio tra gli amici tua e vediamo quanti vedono quella rosa rossa (scusate alcune allocuzioni colloquiali e marchigiane).

Belinda: ma figurati!!

… segue inutile scambio di “complimenti” e rimbalzi per giungere alla conclusione che l’esperimento fu fatto.

Belinda: Abbiamo chiesto a 50 amici miei di definire il colore che vedevano in questa foto escluso ovviamente l’argento da me apportato artificiosamente.:

Una rosa cotta vinaccia
Una rosa cotta vinaccia

E ecco di seguito i risultati ottenuti:

  1. Rosso ( fra cui abbiamo deciso di includere: vinaccio, sangue di piccione, bordeaux, rosso venoso): 28 voti.
  2. Marrone (fra cui abbiamo deciso di includere: ruggine): 16 voti.
  3. Altro (fra cui giallo, verde, porpora): 9 voti.

Belinda: ho vinto!!!!
Ehm sì ma il risultato mi ha quantomeno sbalordita. Io davo per scontato una vittoria schiacciante del rosso “venoso” sul marrone (tipo “solo Do poteva vederla rossa perché si droga”), io lo vedo rosso e non può essere diversamente!!
Non lo riconoscevo come un colore confuso o indefinito, ma ci sono stati “troppi” marrone per decretare una vittoria netta del mio rosso, e a voler essere precisi, anche sui rossi c’è stata ampia varietà.

Il tema percezione/riproduzione linguistica di essa, ricordo fu argomento di una lezione di glottologia all’università, lezione in cui appresi che il linguaggio non influenza la percezione ma il resoconto che ne facciamo di essa nei casi però in cui ci siano dubbi sulla realtà, nei casi in cui la realtà non appaia così netta e certa.

Sembra che abbia sprecato il mio tempo in quel corso…

Do: un po’… come sempre gli esperti di una materia tendono a spiegare il mondo fenomenico attraverso il proprio campo di studi. (guarda qui come copio alla grande i libri seri!!!)

Belinda: che caz.. .ehm che cosa vorresti dire?

Do: che il tuo professore ha ragione, da un suo punto di vista, perché anche la riproduzione dell’esperienza sensoriale la trasforma staccondosi ulteriormente dalla realtà oggettiva (di cui non non sappiamo un beneamata). Hai presente i poeti? quelli che si illuminano di immenso vedono biancheggiare il mare? ecco

Belinda: ma allora come facciamo a comunicare?

Do: Beh la risposta è insita nella domanda, nel senso che noi comunichiamo tramite un linguaggio e ogni linguaggio (limitiamoci per ora a quelli umani!) è un codice convenzionale.

La maggior parte delle nostre differenze percettive vengono assorbite dalla convenzione del linguaggio, come a dire, che quando dico che una cosa è “buona” tutti mi seguite, ma nessuno di voi sa veramente cosa intendo, quando dico che ho freddo sapete che sto avendo una sensazione spiacevole dovuta ad una temperatura bassa, ma in realtà non sapete nulla su quale sia la temperatura né come si manifesta in me questo stato, ognuno di voi si immagina in che modo si sente quando ha freddo, ovviamente tutti voi conoscono persone che hanno freddo con 25 gradi e persone che hanno caldo con 10…

Belinda: Fino a qui posso anche condividere… e già mi preoccupa..

Do: Torniamo al nostro discorso sull’approssimazione, potreste anche dire: “vabbeh ma insomma va anche bene così, mica dobbiamo essere perfetti, cosa me ne può fregare di sapere esattamente come uno sente il freddo.

È una posizione legittima, in fondo mica dobbiamo proprio diventare l’altro, basta capirsi!

Ehm… ma lo sapete che anche mentre fate sesso funziona così? Mentre date un bacio, mentre scegliete inconsapevolmente su cosa dare l’accento nel parlare di una bella esperienza con il vostro partner?

Quando date una carezza, quando dite con la più completa passione “ho bisogno di te” e all’altro può arrivare “quindi stai con me solo perché ti sono utile?”

Dai ditemi che non vi è mai capitato? Ditemi che quando superate il confine della superficialità non iniziano i fraintendimenti, le difficoltà.

Ditemi che non vi è mai capitato, e poi chiedetevi però se avete mai vissuto…

Belinda: non posso certo dire di non aver mai vissuto queste percezioni divergenti…la realtà di ognuno di noi quando è filtrata dal nostro vissuto, dalla nostra anima, dai nostri sentimenti e sensibilità senza contare l’umore e la circostanza “logistica” diventano davvero un groviglio complesso, (parola che a Do piace tanto), da dipanare.

Do: quanto sei lirica…

E mettece like pure sulla versione della Belinda.

Il mio dono al mondo


il diverso che è in noi è il bene più prezioso che possiamo donare all’umanità.

Va coccolato e fatto sbocciare, ma come tutti i doni va offerto e non imposto…

Appena intuibile sotto il mantello con ricamato in punta di glicine: “chiedi è qui per te”

…che alla fine poi
ci troviamo a dire le stesse cose
indossare gli stessi abiti
pensare gli stessi pensieri

forse abbiamo paura
a dire parole nuove
a guadare luci diverse
per strade senza striscia

…che alla fine poi
c’è un macchia
che bruma nei pori dell’anima,
fantasma infestante,
barbiglio addentato al cuore.
che brucia divise e parla lingue inventate
che carezza le pietre e scaccia le colombe…

eppure questo è quanto abbiamo
il differente che è in noi
è il miracolo, unico,
per il mondo
come offerta

…che alla fine poi
ti tocca aspettare
che te lo chiedano
perché indirizzo non c’è
ma dentro di te lo sai,

lo sai al Mondo mica interessano
dei replicanti senza sogni.

Parole per farla ballare


Balla con me, immagine presa dal web
Balla con me, immagine presa dal web

Lei.
Siede, le gambe appaiate e composte,
ma irrequiete,
come le mani che volano
da un gesto all’altro a incidere un pensiero
o marcare un smorfia
a tratti sguaiate,
a tratti compite,
in movenze di sequestro
d’occhi e sorrisi.

Avvolta di bruma,
di miele per i sensi,
senza eccesso,
senza scampo,
uomini e donne
si accalcano ebbri
spintonandosi
a giostra della sua celebrazione.

Discosto la rimiro,
e per buona sorte,
o pessima inclinazione,
la scopro bimba
e donna insieme,
ballerina senza fila
e dallo schietto incanto.

L’orchestrale mi si fa complice
e il cameriere ambasciatore:
polka saltata per divertire,
merengue per mischiar le carte,
bachata ritmata per dipinger su melodie…

Sul foglio poche righe:
“C’è un sorriso convinto,
gambe pronte,
un cuore caldo
e una mano tesa…

Balla con me.”

Guardo la scena
e lentamente tendo il braccio…


P.S.
Questo post nasce da un giochetto che ho fatto precedente articolo, vinto da Sun e quindi, come da regolamente mi ha lanciato la sua sfida

Lei è lì ad un passo da te. Quali parole scritte le fai recapitare per convincerla a danzare con te?
E quale canzone scegli di far suonare all’orchestra?

Scrivi una poesia o una lettere a piacere.

L’intaglio dell’amore


Prendi il tuo amore
e come ceppo di marmo
intaglia e scolpisci,
rimuovi la sovrabbondanza,
asporta quello che sai.

Quel che rimane,
se resta,
quello è l’amore.
–Do

Chiediti per cosa ami?
Quali condizioni hai?
Cosa ti sta bene?
Entro quali limiti esiste.

Non è amore se è possesso.
Non è amore se è rispetto.
Non è amore se è affetto.
Non è amore se è compagnia.
Non è amore se è sesso.
Non è amore se è dolore.
Non è amore se è innamoramento.
Non è amore se non sai amare.
Non è amore se non lo conosci,

Molti credono che l’amore sia un sentimento.
Un qualcosa che ha a che fare anche con la mente.

Ma non è così.

L’amore è un emozione, forte e generatrice.

E parlo di amore verso un compagno, un genitore, un amico, un cane.

Quello che volete.

Articolo nato dalla lettura del post di Metamorphoses.

Vedere anche Quel che resta di uomo.