Fu Freud il primo (beh magari uno dei primi) a rendersi conto che la cultura occidentale ha introdotto una discontinuità nel narcismo.
E lo ho fatto molte volte con personaggi come Galileo, Copernico, Darwin, lui stesso e Nash.
E non è un caso se sono stati quasi tutti uomini di scienza.
I primi ci hanno fatto capire che la terra non è il centro del sistema solare, Darwin ci ha fatto capire che siamo animali, né più né meno degli altri e che siamo “figli” di un processo naturale chiamato selezione naturale, come tutto ciò che abita questo pianeta (e qualunque altro se mai lo scoprissimo), Freud ci ha fatto capire che non siamo neppure padroni della nostra mente, perché esiste l’inconscio composto da molte cose che non coincidono per nulla con il nostro io cosciente e che anzi, a volte ci sono del tutto aliene; Nash ci ha insegnato che il bene del singolo non è un obbiettivo furbo, paga di più cercare il bene del gruppo (grande a piacere).
E questa visione, che ha apparentemente ridotto di molto la nostra autostima, è la base su cui abbiamo prosperato: il rifiuto dei dogmi e delle posizioni aprioristiche ci hanno dato condotto ad un numero di scoperte immane che ha migliorato le nostre vite di svariati ordini di grandezza.
Abbiamo capito che non siamo nulla di speciale, ma siamo speciali perché lo abbiamo accettato, in ultima analisi è questa la supremazia culturale dell’occidente: non c’entrano nulla il consumismo o altri aspetti economici di cui tanti vanno cianciando.
Ma l’accettazione profonda di non essere nulla di speciale, di essere un dettaglio nel quadro di insieme; non a tutti, o forse dovrei dire solo a pochi, è chiaro quanto sia pervasiva questa consapevolezza, quanto influenzi il nostro approccio al mondo e quanto, contemporaneamente, sia efficae ed efficiente.
I nostri approcci sono umili, non presuppongono mai una supremazia a prioristica, non si affida a valutazioni non quantificabili, ripetibili, studiabili.
Insomma, siamo molto cauti, quasi diffidenti anche su noi stessi, e questo ci rende immensamente forti.
Per crescere occorre fidarsi e assumersi il rischio di cadere….
Tu prova ad avere una fiducia nel cuore..
A fidarsi si rischia di rimanere fregati.
A non fidarsi si resta certamente fregati.
Ma la fregatura nel secondo caso (se ti fidi) è nota, confortevole, quasi rassicurante.
La fregatura nel secondo caso (sempre se ti fidi) è che resti nel tuo brodo, che forse, a furia di starci, ti sembra anche carino un po’ come ci sembrava carino, quando stavamo nella pancia della mamma, il liquido amniotico; ecchepperò “è costituito da urina e dalle secrezioni del tratto bronchiale e nasale del feto”.
Quindi: Fidatevi!
E qui, mi potreste però chiedere: “Sì ma di chi?” e soprattutto: “mattuttifidi?”
alla prima: Delle persone (giuste)!
alla seconda: Ovviamente poco, che non sono mica meglio dell’altri io, ma ho avuto una certe dose di fortuna.
Ci sono state, infatti, persone che si sono fidate di me; perché lo abbiano fatto e se io rientrassi nelle persone giuste non mi è dato saperlo (ma suppongo abbia agito di più la loro disperata follia che altre mie supposte doti1).
Comunque, il fatto interessante è che ha funzionato, al crescere della fiducia posso testimoniare (in alcuni casi anche documentare) crebbe pure il benessere: le difficoltà sono diventate opportunità, i problemi successi, rospi principi.. ehm.. vabbeh non esageriamo.
Quindi fidatevi!…ehm.. volevo dire..
Quindi Fidiamoci!!! Tanto prima o poi cadremo lo stesso… almeno cadiamo perché abbiamo provato a fare qualcosa di buono!
!!! AVVERTENZA2 !!!
L’amore implica e necessita della fiducia (quasi la fede).
La fiducia non implica né necessita dell’amore, quindi non fate confusione.
Che già si prende per amore tanta roba che amore non è (tipo il sesso)! Essì lo so che questa confusione in fondo sarebbe la più comprensibile. In ogni caso l’amore è un’altra cosa.
Credo di aver scritto un numero spropositato di volte sull’argomento e quindi ora ve lo risparmio 😀
P.S. Ma di chi?
Alcuni attenti e delicati lettori mi hanno fatto notare che non ho dato risposta esaustiva alla prima domanda.
Cioè chi sono le persone giuste?
A questa domanda non è facile dare risposta, potrei dire che si dovrebbe avvertire una certa risonanza interiore, però in soldoni non ho una risposta chiara e inequivocabile.
L’unica cosa che mi sento di aggiungere è: attenzione a non farvi fregare dalla paura.
Spesso non ascoltiamo questa risonanza ma la paura di farci male, fino a che il bisogno di fidarci supera la paura e a quel punto finisci che ti fidi del primo che capita… e ovviamente ci sbatti il grugno.
che in quanto supposte…..
Volevo aggiungere “vaginale” (ispirandomi a Vagi) perché sembra una tendenza molto più femminile che maschile… epperché faceva figo citarla che mi fa sempre ammazzare dal ridere!.
vuol dire saper anestetizzare il dolore
rinchiuderlo o alienarlo,
prenderlo a piccole dosi,
per non affogare…
… ‘ché poi crescere e invecchiare
vuol dire perdersi il senso di una felicità
perché se impari a non soffrire,
alla fine,
ti chiedi se eri poi così felice…
… ‘ché poi crescere e invecchiare
vuol dire un po’ appassire
nell’anima…
… ‘ché poi crescere e invecchiare
chi l’ha detto che lo debba mai fare?
Ammettere di desiderare la fama, l’approvazione, la stima….
Se scriviamo un blog, se amiamo, se lavoriamo, se educhiamo…
Quanto facciamo solo per raccimolare del nutrimento per il nostro essere.
Per trovare energia, si potrebbe dire.
Energia che gli altri ci offrono o che rubiamo.
Sì, cercate su internet la teoria dei vampiri energetici.
Ma il problema è che siamo tutti vampiri, tutti a pensare che la ricchezza è finita e che per avere di più devi sottrarre a qualcun’altro, anche nelle piccole cose come scrivere un blog.
Ogni gesto ci porta ad una inutile competizione.
E quindi? Amare.
Come si fa? Altro che la Treccani servirebbe..
Iniziate a non scegliere tra le opzioni che vi mostrano.
Chiamate amore solo qualcosa che non chiede nulla.
Chiamate amore solo ciò che vi trascende.
Sforzatevi di gioire per i successi altrui.
Ammettete di aver bisogno di approvazione e pian piano cercate di superarlo.
La paura è alla base di tutte le emozioni negative, fatevene una ragione.
Dal basso dell’occhio in tralice mi ammicca
tra le fronde corvine
pulsa quasi viva, una piccola stella.
Seguo il gioco del suo profilo,
mi trattengo sulla rossa falce del labbro,
scendo lungo la curva del mento che
si scioglie nel braccio…
La pelle in penombra sfuma
sulla veste
come le anse
di un fiume placido alla luna
morbido e denso, accogliente e determinato,
e si divide accondiscendente
nella vetta della gamba ripiegata al cielo
che brilla nella guglia del tacco d’argento…
Siamo esseri sociali programmati per collaborale a livello emotivo, più in profondità di quanto siamo consapevoli.
Spesso anche quando sembra che l’altro ci ostacoli in realtà sta cercando di collaborare con noi, ma almeno uno di noi due ha frainteso… quasi sempre entrambi.
Cosa vuol dire collaborare
A volte capita. Ti ritrovi in una assurda situazione di conflitto, in cui non sai bene come ci sei cascato.
Ti trovi a doverti relazionare con una persona che si comporta con te in modo a dir poco discutibile; diresti appositamente per infastidirti.
Hai presente? Quando vuoi ottenere un obiettivo specifico e l’altro sembra giocare un contro di te? Come se foste avversari, anche se in teoria state dalla stessa parte?
Per il mio piacere molto personale chiamerò questo furfante: Taz.
In alcune occasioni, magari perché tu e Taz siete amici, o se c’è un terzo che potrebbe mediare tra te e Taz, in alcune occasioni, dicevo, si potresti poi scopirere che Taz non ha veramente intenzione opporsi a te.
Per esempio, Taz potrebbe continuare ad imbattersi in equivoci e malintesi, come in una grottesca commedia degli errori; ma per te questo sarà più simile ad un attaco: Taz ti prende in giro espressamente per farti del male, e dove fa più male!
Come è possibile? Cioè stiamo dicendo che lui non ha una precisa volontà di ferirti, ma colpisce in modo così accurato! C’ha un deretano che manco Bonaventura!
È possibile, ma poco probabile, per raccontartelo devo parlare al te di un’altra epoca …
Lettori, prestatemi orecchio!
Un comportamento tipico dei bambini, che potrebbe/dovrebbe rimanere in anche età adulta è la collaborazione.
Quindi vorrei parlare al tuo bambino interiore, o, per lo meno, al bambino che sei stato.
La collaborazione è un potente atteggiamento mentale perché porta facilmente ad abdicare a se stessi.
Se una persona è determinata a sostenerti, in una certa situazione può correre il rischio di dimenticare i suoi limiti e il suo benessere; cioè, si dimentica di dire “no”.
Ok, lo so che sembra essere un paradosso, ma dobbiamo capire che il nostro sistema limbico lavora per farci diventare un gruppo, o, in altre parole, lavora per trasformarci in persone collaborative.
E, attenzione, quando l’autostima1 diminuisce, aumentano i comportamenti collaborativi insani.
L’autostima può essere un freno che ci preserva (da noi stessi), se il freno non funziona correttamente possiamo perderci.
E questo non è tutto!
Torniamo a Taz.
Vuole aiutarci .. no ok, lui non sa di voler aiutare noi .. ma il suo sistema limbico sì.
Ad od ogni modo, nello sforzo di aiutarci Taz cerca di comprendere le nostre richieste, anche quelle emotive e di cui siamo meno consapevoli .
Quindi, il nostro prode Taz, Taz il nostro marrano, cerca il modo migliore per interpretare la nostra volontà.
E ora … Colpo di scena!
Taz usa il suo sistema limbico per comprenderci, il sistema limbico è emotivo ed un sistema che lavoro più in profondità della nostra mente logica.
Così, quando aumenta il comportamento collaborativo, aumenta anche l’utilizzo del sistema limbico che, ovviamente, meglio comprendere un altro sistema limbico.
Quindi Taz non capisce la nostra volontà, ma il nostro bisogno o qualcosa di simile.
In pratica, si dice: “Voglio una mela”, mentre è necessario una banana, ma Taz capisce che abbiamo bisogno di una pera (come una mela oblunga …)
Uff! Che dici? facciamo una macedonia di frutta?
Ok, ok, andiamo avanti.
Per noi non ottenere la mela si esprime in frustrazione e delusione, ovviamente.
Taz, d’altro canto, cerca di darci una mela, ma come lui immagina sia la mela, che è più simile a una pera … Non funzionerà mai bene.
Ok, pera e mela sono abbastanza simili … ma cosa succede se Taz davvero capisce che abbiamo bisogno di una banana?
Manteniamo la calma. Che cosa potrebbe accadere? Solo un po’ di fastidio, ma non paragonabile alla grande opportunità di ottenere esattamente quello che ci serve!!!
Solo un po’ fastidio…
Taz sta comprendendo un po’ di noi … una piccola parte di noi che noi non conosciamo…
… ops …
Apriti cielo!!! Invochiamo fulmini dal cielo lanciando strali di fuoco! “Alastor! Vieni a me e annientae i miei ignobili nemici!!”
Come osa invadere il nostro interiore e pensare di capire qualcosa di noi?
Se ho detto: “Voglio una mela”, Voglio una mela! Una mela gialla e lungo!
appunt … Ok è chiaro suppongo.
Durante la nostra prestazione incredibile, Taz “dimentica” di inviarci a quel paese al momento opporutno, perché collabora ancora con noi2.
Naturalmente, mela e banana sono un esempio. Nella vita reale le cose non sono così ovviamente diverse; nella realtà potrebbero chiamarsi efficacia ed efficienza o produttività e innovazione.
Esistono due tipi di collaborazione: una omologante (gli altri là imita) e un’altra deviante (l’altro ci contrasta in maniera indiretta).
Per noi, il secondo sembrerà un tentativo deliberato di infastidirci (come se le persone non avessero niente di meglio da fare).
Questo meccanismo è estremamente chiaro nei bambini3, negli adulti è più mascherato, ma penso che persista in molte situazioni, anche se, ovviamente, non in maniera così ovvia.
La mia speranza è che questo particolare “luce” possa essere di aiuto per risolvere alcuni conflitti.
Ricordate, cioè, che può essere difficile trovare il modo giusto per lavorare con noi e le nostre richieste contraddittorie, e che più una persona vuole collaborare con noi più può andare oltre le nostre parole.
Se lo ricordiamo potremmo iniziare a fare qualcosa di concreto per cambiare le cose:
Fai pace con te stesso, scusati, e chiedi qualcosa di più semplice, chiaro e veramente voluto!
Concludendo:
l’altro spesso vuole collaborare;
a volte non sa come fare;
potremmo essere noi a rendergli difficile il compito;
fare e pretendere richieste chiare e veramente volute;
è normale inciampare, non facciamola lunga.
Note
Il titolo è un omaggio all’ottimo “Il bambino è competente” di Jasper Juul. In questo libro emergono con nitidezza i concetti di Autostima, il bambino omologante e deviante, e come i bambini collaborino.
Con Autostima si intende la capacità di apprezzare se stessi, a prescindere da quanto si sappia fare, si conosca, si possieda, a prescindere da qualunque cosa sia acquisibile successivamente. Le persone che hanno una forte autostima si muovono in maniera molto diversa da chi ne ha una bassa, e non si può accrescere durante la vita: si sviluppa entro gli otto anni e successivamente al massimo la si può sostenere con altre iniziative ma non coltivare. Poiché il grado di autostima è un dato pressoché immutabile diventa importantissimo avere consapevolezza della propria e altrui autostima per imparare a relazionarsi in maniera proficua.
Anche l’altra parte ha naturalmente delle lamentele sul nostro comportamento. Se noi fossimo i collaboranti e non i richiedenti, la cosa migliore che potremmo fare è dire “no, così mi fai male”.
Solitamente i primogeniti assumono un umore tipico dei genitori, soprattutto se questi sono in difficoltà, li stanno aiutando. I secondogeniti è più facile che diventino capricciosi e insofferenti, anche loro stanno collaborando ma al contrario urlando a gran voce la parte dei genitori che rimane silente.
Credo che questi concetti siano indispensabili per una crescita personale, ma penso che non potrei fare meglio del “libro e lì rimando gli interessati.
Gli ultrà olandesi hanno fatto casino a Roma, fatto esecrabile, va bene non facciamola lunga, ogni società ha i suoi “malati” che pensano di sfogarsi in qualche modo idiota.
Pochi paesi hanno persone che si assumono la responsabilità delle azioni dei loro concittadini, come invece ha fatto questa cittadina olandese con il suo Scusa Roma Actie.
Sembrerà poco ma io vorrei poter essere come questa signora, vorrei credere in una nazione che si mobiliti allo stesso modo.
Invece mi sembra sempre di stare in mezzo ai maestri dello scarica barile, pronti a saltare sui carri degli occasionali vincitori connazionali (pure se sono italiani solo di nome come Fermi) e ancor più pronti a trovare colpevoli isolati (come Schettino, che è stato un imbecille, ma l’inchino era un rito).
A integrazione dei compiti a Lei (Reinhard Heydrich, ndr) già assegnati con decreto del 24 gennaio 1939 di portare la questione ebraica ad una opportuna soluzione in forma di emigrazione o evacuazione il più possibile adeguata alle circostanze attuali, con la presente La incarico di curare tutti i preparativi necessari sotto il profilo organizzativo, pratico e materiale per una soluzione totale [Gesamtlösung] della questione ebraica nei territori sotto l’influenza tedesca. Nella misura in cui vengano toccate le competenze di altre autorità centrali, queste devono essere cointeressate. La incarico inoltre di presentarmi quanto prima un progetto complessivo dei provvedimenti preliminari organizzativi, pratici e materiali per l’attuazione dell’auspicata soluzione finale [Endlösung ] della questione ebraica
—
31 luglio 1941, Hermann Göring
Prendo spunto da questa inquietante lettera per convidividere alcune riflessioni, che, spero, vi inducano a spostare lo sguardo e a “vedere” una realtà diversa, più poliedrica, che spesso non è così ovvia come ce la raccontiamo.
Fissiamo alcuni punti:
la soluzione finale, auspicata da Göring contro gli ebrei non è nuova (cioè l’emigrazione forzata), altri prima dei tedeschi l’hanno realizzata, per esempio in Spagna;
gli ebrei hanno fatto poco per farsi amare dagli altri popoli, credo si possa evincere da diversi annedoti;
dall’opzione emigrazione forzata a sterminio rientrano diverse motivazioni, alcune folli altre brutalmente pratiche;
in Germania, c’era un diffuso sentimento ostile verso gli ebrei da circa un secolo;
ci sono mille altre cose, ma per il mio pensiero può bastare.
I gerarchi che presero questa decisione erano tra l’arido e il pazzo e altre caratteristiche che oggi li renderebbero elegibili di ammissione ad istituto di salute mentale.
Comunque il resto delle persone, schiacciate dalla crisi economica e umiliate, erano furenti contro gli Ebrei da circa un secolo, e magari non disprezzerebbero un allontanamento di questa popolo che non si sente tedesco o che i tedeschi non sentono tedesco.
Ma, insomma, il resto delle persone, sono persone normali, più o meno come noi, persone che fanno la fila per prendere il pane, che se la sbrigano tra le noie della burocrazia ecc.
Eppure queste persone normali (comprese madri di famiglia) diventarono gli esecutori materiali dell’olocausto.
Successivamente abbiamo visto ripetersi altri Olocausti con le stesse dinamiche.
Gli piscologi sociali hanno poi fatto alcuni test, tra cui ricordiamo quello di Stanford; in breve riassumo dicnedo che dimostra come basti dare il ruolo di guardia per trasformare una persona normale in un sadico picchiatore.
Da tutte queste considerazioni appare che le persone comuni, come voi, come noi, se messe in un contesto organizzato tendono a seguire le regole di questo contesto.
L’asservimento alle regole è proporzionale al potere che il contesto ha sulle persone, in altre parole al numero e pervasità delle regole stesse.
La faccio semplice prendete il vostro dolcissimo figlio, mettetelo in una burocrazia malata e violenta, dategli il ruolo di aguzzino, e il vostro dolicissimo figlio diverrà uno spietato carnefice.
Questo meccanismo ha presa su chiunque di noi, non è un’opinione, ma un fatto.
Ma abbiamo difese? Sì. Farci domande, rifiutare le scelte obbligate, non smettere mai di pensare da soli.
Ogni volta che accettiamo una regola iniqua, anche solo il fatto di pagare una tassa per un servizio che non si usa, accettare che sia normale che lo stato non si fidi di noi (e quindi occorre continuare a dimostrare mille cose), è collaborare con il mostro burocratico, che nega la vita per promuovere al perpetuazione di regole, regolamenti e cavilli che non servono a nessuno.
Smettere di pensare è il peccato originale.
Mangiare la mela? No è sbagliato.
Ma chiedere fino alla nausea perché quel frutto no?
Forse questa è la sfida per ricevere il premio della vita.
Asti, Sagra delle sagre, sfilata dei comuni: quasi 3 ore, bellissimo.
C’è chi arriva con le sedie, io mi contento di sedermi sul marciapiedi a bordo strada.
La strada che ospita la sfilata di carri, animali, persone, trattori, bicilette, moto ecc.
Il caldo esce piano ma poi il Sole ci ricorda che siamo ancora in estate.
Quasi da subito i marciapiedi si riempiono tra persone sedute e in piedi.
E poi… e poi arrivano i soliti furbi, che si mettono sulla strada, occupando il manto, davanti agli altri occludendo la vista, facendo scorrazzare il proprio figlio nella sfilata (che se poi lo tirano sotto sarebbe pure colpa degli organizzatori).
I furbi, quelli che cercano di fregare e di arricchirsi a scapito degli altri mi fanno ribrezzo.
Per carità capita a tutti passare davanti agli altri, di avere fretta, ma qui è diverso.
Qui si parla di decidere che tu e tuo figlio abbiate più diritti degli altri, di pensare che la tua fruizione dello spettacolo sia più importante di quella degli altri.
è un atteggiamento demente e svilente, non rispetterai mai te stesso se non rispetti gli altri, le regole, semplici di etica essenziale sono quelle che ci vengono a mancare.
Ci lamentiamo dei politici e degli industriali, ma siamo peggio di loro perché violentiamo il prossimo per inezie senza alcuna importanza.
Ci sono momenti in cui è sano e vitale combattere per la propria sopravvivenza, ma nella maggior parte dei casi vince chi fa gioco di squadra.
Abbiamo un sistema limbico (emotivo) per questo ma lo abbiamo dimenticato, abbiamo dato un Nobel a Nash per aver formalizzato in matematica questo verità.
Perché questa è una verità, una delle più ampie, una di quelle più imprescindibili.
L’Italia non si merita questi italiani, questi squallidi furbi, scorie societarie che andrebbero smaltite come tali.
Non sono arrabbiato, vorrei che tutti si ricordassero che possiamo essere meglio di così, molto meglio.
Sono orgoglioso di ospitare, celebrare e condividere con voi un successo di nostro vulcanico connazionale.
Il suo saggio “Provocazioni manageriali” (Ed. Apogeo) è infatti stato celebrato da HR.com come uno dei saggi più letti nel 2013, così ben raccontato nell’articolo del “Corriere delle comunicazioni”.
You are now entering the kingdom of Prince Royce Who before was royalty was just one lonely voice That from the streets of the Bronx Rose to respresent his Dominican roots And is now a source of pride for his elders And an inspiration to the youth
Son las cosas pequeñas que valen y enseñan Y donde esta el corazón es donde sera mi habitación de mis mas lindas memorias la mas feliz eres tu Y un espejo hecha para mi con dulce pensar te me vas a querer con un amor incondicional Sabiendo que la fe
your faith keeps your dreams close to you become addicted to your art your goals your passion your rhythm your rhyme and you too will experience the world in my time
Savor the sweet and the sour la vida es dulce y amarga every experience cada momento demuestra que nuestro tiempo es prestado Seguir tus sueños es el regalo mas grande que tu mismo te puedes dar porque antes de querer te tienes que amar
you have to believe in yourself first don’t wait for others to praise you once you have achieve self love you are ready for phase II
–Caridad De La Luz / La Bruja / Prince Royce
Questo testo è compreso in “Phase II” di Prince Royce, decantato dal “La Bruja” scritto da “Caridad De La Luz” in due lingue senza soluzione di continuità, con naturalezza.
E racconta da dove arriva il cantante (che potremmo saltare) ma anche e soprattutto un messaggio, semplice, diretto, profondo e infinitamente articolato inserito in un album di musica caraibica (bachate).
Un contesto in apparenza molto leggero contiene una delle più belle preghiere e ricette per imparare ad essere più uomini.
Non credo che serva una traduzione, ma vorrei soffermarmi sulla parte saltata prima, l’introduzione, quando il cantante parla di sé. (Nominandosi principe addirittura!)
Credere in se stessi, farlo nell’amore del mondo, farlo per migliorare il mondo, esercitando tutto il nostro potere, senza aver bisogno di nessuno, ma con gratitudine per tutti i doni e gli aiuti che riceviamo: il messaggio quasi tutte le religioni del mondo, dei sistemi filosofici e delle scienze moderne.
Smettiamo di dividere, dividere serve per capire un pezzo, ma poi dobbiamo riunire e puntare ad un tutto maggiore di ciò che siamo oggi.
nominare altri 15 blog e lasciargli un commento per farglielo sapere vedi sotto.
I fatti miei sono:
ho i piedi piatti;
mi piacevano gli aristogatti;
sono alto 175;
peso 83 kg;
ho uno stemma dei baschi francesi;
il tempo fugge;
oggi sono triste;
tra le 7 c’è un menzogna.
I 15 non li nomino, ma nominerò chi indovinerà la menzogna, se ci sarà; il nominato potrà o ingaggiarmi (ispirarmi) a scrivere un articolo o chiedere di essere ispirato a scriverlo.
Ringrazio Viola per la nomination esplicita, Sun per quella implicita e Belinda per quella di secondo livello.
È la prima e la seconda volta che ricevo questa nomination ed è sufficientemente strano da non dover aggiungere altro 🙂
Le regole (originali e da me non seguite) del premio sono:
ringraziare la persona che ti ha nominato;
elencare le regole e visualizzare il premio;
condividere sette fatti su di te;
nominare altri 15 blog e lasciare un commento per fargli sapere che sono stati nominati.
Optional: mostrare il logo del premio sul tuo blog e seguire il/la blogger che ti ha nominato.
I sette fatti su di me?
mi piacciono i racconti brevi ad effetto;
porto dentro di me colori di marmo e acquamarina;
ho un sacco di domande;
mi annoio, spesso;
se perdessi i capelli, sarei calvo;
un giorno farò un tatuaggio, a colori sfumati;
ho dei rimpianti, ma sto smettendo.
Mi piace mischiare le carte!
Ho deciso di nominare:
Tutti e nessuno.
Siccome questo è il premio per chi ci ispira, dovrei nominare i 15 blog che sono più fonte di ispirazione per me, ma siccome non comprendo perché dovremmo raccontare 7 di cose di noi per ritirare il premio, penso di invertire il gioco.
Si sentano nominati tutte i lettori che si sentiranno ispirati dai fatti miei qui riportati.
pensiamo che sia la festa di liberazione dal nazismo
pensiamo che ci abbiano liberato gli americani
il patto di guerra stretto con gli americani è pieno di vincoli sull’adozione della cultura americana (obbligo di tradurre i film, coca cola e gomma da masticare in testa)
Se doveva essere la festa della decisione rivoltarsi contro il nazismo si poteva chiamare in un modo un po’ più assennato no?
Per tutti questi motivi, no, non lo voglio festeggiare.
Sono stanco di vivere in una nazione che pensa che l’eroe sia “Fratel coniglietto”, quello furbo che prende per i fondelli tutti, sono stanco di vivere in una nazione senza orgoglio, sono stanco di vivere in una nazione che vive nel passato.
Nella seconda guerra mondiale eravamo divisi, i partigiani (l’esercito italiano ad un certo punto) hanno insegnato al mondo cosa vuol dire fare guerriglia.
Negli anni sessanta abbiamo insegnato al mondo cosa vuol dire essere sostenibili.
Negli anni settanta abbiamo insegnato al mondo cosa vuol dire essere sistemici (Olivetti in testa).
Basta sproloqui senza senso, gli italiani nel mondo sono all’avanguardia, l’Italia è il fanalino di coda.
Voglio una nazione degna delle persone che la popolano.
Quelli grandi. Gli altri? Cresceranno o moriranno. Di solito tutti scelgono la prima, quindi non mi faccio problemi che non esistono.