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Pensieri brumosi


​Sul far della pioggia incipiente,
ti penso di stessa umidità rapita,
che appesa al crine sfuggente,
ti scantona un soffoco che palpita

tra’l dente e le labbra tese,
e di sghembo balla in quattro quarti.
E le piogge per nulla arrese
rullano, a fole, ciotoli e sguardi

ignari del tempo appeso tra’l fremito
e’l panico. D’improvviso stentorea
comandi un nome, una premura anteriore,

una preghiera che sollievi il gemito
che reclama, come frusta iperborea,
la bocca, tra i petali del tuo ardore.


Era poco più di una bozza, annotata qualche anno fa…

Forse ho fatto bene a conservarla…

Sempre più del diamante


Diffidate dagli amori a tempo e di chi smette di amare…

L’amore è per sempre.

Quello vero dico, è per sempre.

Magari ti lasci e non rivedrai più la persona, ma la amerai per sempre.

Questo è amore.

Il resto sono esperienze cui spesso diamo troppa importanza.

P.S.
A scanso di equivoci non sto parlando di quello di cui parlavo in:

😀

Ser feliz


Mi piace pensare che gli spagnoli abbiano ragione.

Con le emozioni e i sentimenti usano il verbo Estar (stare), che ha un senso transitorio; mentre usano Ser per indicare cose immutabili (Yo soy Do) e per indicare lo stato di felicità Yo soy feliz (ora le cose stanno cambiando, perdendo questa elegante differenza).

Come se essere felici fosse una condizione duratura dell’essere (non come la Stille dei romantici), ma se è duratura non può essere costante deve essere mutevole per adeguarsi ai mutamenti della vita.

Forse allora la felicità non ha molto a che vedere con la gioia e con i nostri successi, forse ha a che vedere con aver capito il nostro posto nel mondo…

Crescere ed appassire


vuol dire saper anestetizzare il dolore
rinchiuderlo o alienarlo,
prenderlo a piccole dosi,
per non affogare…

… ‘ché poi crescere e invecchiare
vuol dire perdersi il senso di una felicità
perché se impari a non soffrire,
alla fine,
ti chiedi se eri poi così felice…

… ‘ché poi crescere e invecchiare
vuol dire un po’ appassire
nell’anima…

… ‘ché poi crescere e invecchiare
chi l’ha detto che lo debba mai fare?

Emozioni nel canto delle pietre


Pino Daniele e Fiorella Mannoia
Pino Daniele e Fiorella Mannoia

Verona 01/09/2014

È una notte ampia che anche presa a sorsi gonfia il petto.

È notte tersa, che quasi non ci credi.

Ci sono code e schiamazzi e altri tempi regalati alla noia.

Quando finalmente entri, tra il grigio millenario e il rosa di qualche alba che hai dentro, sorridi.

Perché è sera e ti senti mattina. Perché premuto tra le ali di pietra ti senti piumino che tiene al caldo la vita.

Poi la scena si desta in una teoria grandiosa, in una merlatura di successi, fragile come tutte le prime volte.

Ci vorrebbe silenzio, ma non si freme con labbra chiuse, ci vorrebbe un golfo e un vulcano e tutti i colori di una città disordinata.

E poi, gli archi, gli ottoni, una voce, poi due e la magia inizia piano.

Tra una canzone e un assolo, tra un duetto e uno sfumato i miei pensieri vanno in controtempo.

Alzo gli occhi al cielo, oltre la cupola viola di luce, oltre le genti: una stella cadente mi fa sospirare un desiderio incredulo.

Poi le luci cambiano, e l’uomo si fa quercia e la donna una cincia infuocata…

e poi.. e poi… poi…

sono sensazioni da conservare sulla carta dell’anima.

P.S.
8 mesi per pubblicarla… non è poco

Guida vampirica per autostoppisti


Sommario

Abbiamo paura, quasi sempre.

Abbiamo bisogno di apprezzamenti.

Non sappiamo amare.

Come cavolo possiamo pensare di essere felici?

Di onestà, vampiri ed altre figure mitologiche

La differenza sta nell’onestà.

Ammettere di desiderare la fama, l’approvazione, la stima….

Se scriviamo un blog, se amiamo, se lavoriamo, se educhiamo…

Quanto facciamo solo per raccimolare del nutrimento per il nostro essere.

Per trovare energia, si potrebbe dire.

Energia che gli altri ci offrono o che rubiamo.

Sì, cercate su internet la teoria dei vampiri energetici.

Ma il problema è che siamo tutti vampiri, tutti a pensare che la ricchezza è finita e che per avere di più devi sottrarre a qualcun’altro, anche nelle piccole cose come scrivere un blog.

Ogni gesto ci porta ad una inutile competizione.

E quindi? Amare.

Come si fa? Altro che la Treccani servirebbe..

Iniziate a non scegliere tra le opzioni che vi mostrano.

Chiamate amore solo qualcosa che non chiede nulla.

Chiamate amore solo ciò che vi trascende.

Sforzatevi di gioire per i successi altrui.

Ammettete di aver bisogno di approvazione e pian piano cercate di superarlo.

La paura è alla base di tutte le emozioni negative, fatevene una ragione.

Ecc..

L’apogeo immaginifico del desiderio


Leccavo il respiro dei suoi occhi.

Inalavo oceani di petali,
armonia amorosa semovente.

Io.

Immanente, per lei sola.

L’amavo.

E poi non più.

Acme d’Amor
di possanza pleno
ch’estri l’agire
ti seguii a strugger desio,
adorante e devoto.

Estatico mi confusi
nei miraggi che le donai
Simulacri e non
altro di me.

Giacché non sapendomi
Altro non possi.

E a te che passi,
giovane in fiore,
cosa ami se non ti sai?

Guida alla lettura

Non puoi amare nessuno se non ti conosci, perché non potrai mai donarti, senza dono l’amore marcisce.

Il riposo dell’eros


Lei in tralice sfocata
Lei in tralice sfocata – chi la riconosce?

Lei in tralice cubista
Lei in tralice cubista

Lei in tralice impressionista
Lei in tralice impressionista

Lei in tralice!
Lei in tralice!

Ecco a voi Belinda quand’era desenuda

Dal basso dell’occhio in tralice mi ammicca
tra le fronde corvine
pulsa quasi viva, una piccola stella.
Seguo il gioco del suo profilo,
mi trattengo sulla rossa falce del labbro,
scendo lungo la curva del mento che
si scioglie nel braccio…
La pelle in penombra sfuma
sulla veste
come le anse
di un fiume placido alla luna
morbido e denso, accogliente e determinato,
e si divide accondiscendente
nella vetta della gamba ripiegata al cielo
che brilla nella guglia del tacco d’argento…

L’egoismo dell’amore


Le persone hanno un mondo di colori e gemme pronte ad emergere… se le si lascia libere di collaborare e amare.

Amare in mille modi non solo come raccontano i baci perugina.

Lasciatele libere di essere.

Se vi fate aspettative, se le mettete alla prova, le giudicate non sarete mai imparziali.

Cercherete di mettere musica, colori e pietre preziose nei vostri schemi e inevitabilmente si farano putridi.

E questo non è mai espressione d’amore ma solo di egoismo, anche se lo giustificherete con altro.

Tutti facciamo questo errore prima o poi. L’imporrante è licenziare il prossimo poi.

P.S.
Questa riflessione NON è limitata alla dimensione di coppia e all’amore sotteso.

Capita così anche con le conoscenze, le amicizie, il mondo del lavoro e non è mai giustificabile.

Quando capita nell’amore di coppia beh… mostra l’aspetto beffardo della vita che ci raccontiamo.

La realtà non esiste


Quello che vedi, senti e tocchi lo vedi, senti e tocchi solo tu.

Piantala di voler aver ragione.

Do: La realtà oggettiva non esiste.

A meno di non volerci intendere su cosa significa “oggettivo”.

Vedete, ogni cosa su cui ci approcciamo è filtrata dai nostri “dispositivo percettivi”, i nostri organi di senso, il nostro sistema nervale e dalla nostra esperienza.

Tali organi sono personali e unici. Anche una cosa come un colore, ognuno lo assimila in maniera differente.

Penserete che sia impazzito, lo so, ma datemi fiducia ancora per un po’… e se non la volete dare a me datela a Belinda!

Quando le ho parlato di queste cose.. beh… le è saltata la mosca al naso, ma cominciamo dall’inizio.

Era un notte buia e tempestosa, in qualche parte del mondo, da noi in Italia era una fredda mattina di dicembre, con tanto di sole e cielo terso, e lei si stava addobbando l’albero mettendoci delle rose di uno strano colore.

Belinda: non sono di uno strano colore…mai pensato di essere strana…prima di incontrare te :-)…sono rose rosso venoso!

Do: … dicevo rose di uno strano colore e spinti da un profondo desiderio, di non sappiamo bene cosa, ci siamo messi a parlare appunto del colore della rosa, che a me pareva cotta (tipo mela cotta… insomma marroncina) e a lei rosso sangue pulsante e pieno di vita che ti riempie il cuore…

E quindi le dissi, appunto , vedi “la realtà non esiste…” ok, non mi ripeto

Belinda: io qui sono subito saltata su tutte le furie: “eh No! È il linguaggio che fa in modo che la realtà che percepiamo sia raccontata in maniera diversa, ma la percezione in ognuno di noi non cambia! Un orecchio è un orecchio e la sua funzionalità è la stessa in me in te e nel resto del mondo!”

Do: notate per caso un approccio che ricordi quello linguistico?
Comunque “No, la realtà noi non la conosciamo perché la sperimentiamo con i nostri sensi, ma sono diversi uno dall’altro”.

Belinda: cioè che la mia Tromba di Eustachio è diversa e sente in maniera differente dalla tua?? che la mia pupilla mi riporta un oggetto diverso da quello che la tua riporta a te?

Do: (io delle trombe varie non ne so nulla, ma non ho voluto infierire…) E va bene, San Tommasina da Recanati!! Fai un sondaggio tra gli amici tua e vediamo quanti vedono quella rosa rossa (scusate alcune allocuzioni colloquiali e marchigiane).

Belinda: ma figurati!!

… segue inutile scambio di “complimenti” e rimbalzi per giungere alla conclusione che l’esperimento fu fatto.

Belinda: Abbiamo chiesto a 50 amici miei di definire il colore che vedevano in questa foto escluso ovviamente l’argento da me apportato artificiosamente.:

Una rosa cotta vinaccia
Una rosa cotta vinaccia

E ecco di seguito i risultati ottenuti:

  1. Rosso ( fra cui abbiamo deciso di includere: vinaccio, sangue di piccione, bordeaux, rosso venoso): 28 voti.
  2. Marrone (fra cui abbiamo deciso di includere: ruggine): 16 voti.
  3. Altro (fra cui giallo, verde, porpora): 9 voti.

Belinda: ho vinto!!!!
Ehm sì ma il risultato mi ha quantomeno sbalordita. Io davo per scontato una vittoria schiacciante del rosso “venoso” sul marrone (tipo “solo Do poteva vederla rossa perché si droga”), io lo vedo rosso e non può essere diversamente!!
Non lo riconoscevo come un colore confuso o indefinito, ma ci sono stati “troppi” marrone per decretare una vittoria netta del mio rosso, e a voler essere precisi, anche sui rossi c’è stata ampia varietà.

Il tema percezione/riproduzione linguistica di essa, ricordo fu argomento di una lezione di glottologia all’università, lezione in cui appresi che il linguaggio non influenza la percezione ma il resoconto che ne facciamo di essa nei casi però in cui ci siano dubbi sulla realtà, nei casi in cui la realtà non appaia così netta e certa.

Sembra che abbia sprecato il mio tempo in quel corso…

Do: un po’… come sempre gli esperti di una materia tendono a spiegare il mondo fenomenico attraverso il proprio campo di studi. (guarda qui come copio alla grande i libri seri!!!)

Belinda: che caz.. .ehm che cosa vorresti dire?

Do: che il tuo professore ha ragione, da un suo punto di vista, perché anche la riproduzione dell’esperienza sensoriale la trasforma staccondosi ulteriormente dalla realtà oggettiva (di cui non non sappiamo un beneamata). Hai presente i poeti? quelli che si illuminano di immenso vedono biancheggiare il mare? ecco

Belinda: ma allora come facciamo a comunicare?

Do: Beh la risposta è insita nella domanda, nel senso che noi comunichiamo tramite un linguaggio e ogni linguaggio (limitiamoci per ora a quelli umani!) è un codice convenzionale.

La maggior parte delle nostre differenze percettive vengono assorbite dalla convenzione del linguaggio, come a dire, che quando dico che una cosa è “buona” tutti mi seguite, ma nessuno di voi sa veramente cosa intendo, quando dico che ho freddo sapete che sto avendo una sensazione spiacevole dovuta ad una temperatura bassa, ma in realtà non sapete nulla su quale sia la temperatura né come si manifesta in me questo stato, ognuno di voi si immagina in che modo si sente quando ha freddo, ovviamente tutti voi conoscono persone che hanno freddo con 25 gradi e persone che hanno caldo con 10…

Belinda: Fino a qui posso anche condividere… e già mi preoccupa..

Do: Torniamo al nostro discorso sull’approssimazione, potreste anche dire: “vabbeh ma insomma va anche bene così, mica dobbiamo essere perfetti, cosa me ne può fregare di sapere esattamente come uno sente il freddo.

È una posizione legittima, in fondo mica dobbiamo proprio diventare l’altro, basta capirsi!

Ehm… ma lo sapete che anche mentre fate sesso funziona così? Mentre date un bacio, mentre scegliete inconsapevolmente su cosa dare l’accento nel parlare di una bella esperienza con il vostro partner?

Quando date una carezza, quando dite con la più completa passione “ho bisogno di te” e all’altro può arrivare “quindi stai con me solo perché ti sono utile?”

Dai ditemi che non vi è mai capitato? Ditemi che quando superate il confine della superficialità non iniziano i fraintendimenti, le difficoltà.

Ditemi che non vi è mai capitato, e poi chiedetevi però se avete mai vissuto…

Belinda: non posso certo dire di non aver mai vissuto queste percezioni divergenti…la realtà di ognuno di noi quando è filtrata dal nostro vissuto, dalla nostra anima, dai nostri sentimenti e sensibilità senza contare l’umore e la circostanza “logistica” diventano davvero un groviglio complesso, (parola che a Do piace tanto), da dipanare.

Do: quanto sei lirica…

E mettece like pure sulla versione della Belinda.

Il mio dono al mondo


il diverso che è in noi è il bene più prezioso che possiamo donare all’umanità.

Va coccolato e fatto sbocciare, ma come tutti i doni va offerto e non imposto…

Appena intuibile sotto il mantello con ricamato in punta di glicine: “chiedi è qui per te”

…che alla fine poi
ci troviamo a dire le stesse cose
indossare gli stessi abiti
pensare gli stessi pensieri

forse abbiamo paura
a dire parole nuove
a guadare luci diverse
per strade senza striscia

…che alla fine poi
c’è un macchia
che bruma nei pori dell’anima,
fantasma infestante,
barbiglio addentato al cuore.
che brucia divise e parla lingue inventate
che carezza le pietre e scaccia le colombe…

eppure questo è quanto abbiamo
il differente che è in noi
è il miracolo, unico,
per il mondo
come offerta

…che alla fine poi
ti tocca aspettare
che te lo chiedano
perché indirizzo non c’è
ma dentro di te lo sai,

lo sai al Mondo mica interessano
dei replicanti senza sogni.

Lame, tralci e possibilità


Su compassioni erose strofino
con incidenza d’altalena,
come un pattino in piroetta.

Il ferro si fa lama,
la lama filo,
il filo volontà.

Caccio in fornace
calda di linfa, resina e vita.

Schianto nella notte liquida
al gelo del verbo voglio.

Infodero in me
per dar olio di terra
e profumi di mare.

Respiro lento.

Mi faccio cerchio di luce.

Taglio.

Recido funi e catene,
intrichi e viluppi,
aspettative ed attese.

Faccia ad un orizzonte
assaporo aria
muovo passo.

Agli occhi
umido
nei dolori
inflitti.

Possibilità di essere uomo.

Il suo prezzo
non lo paghiamo mai da soli.

Un nuovo protagonista nelle nostre vite


Non credo a ciò che in Francia chiamano ‘coup de foudre’:
l’amore occupa i capillari molto lento
mediando la ragione con un nuovo sentimento.

Canta Ruggeri. E io con lui.

Ma la Vita ama giocare, con noi, come una madre affettuosa, severa e stimolante…

E allora…

e allora accade che un incontro, magari senza apparente rilevanza, ci conduca ad un posto e un’ora e una luce.

Magari cogliamo fiori, o guardiamo un quadro, o mangiamo una pizza e d’improvviso, gli occhi si incrociano..

Occhi… diciamo occhi perché dagli occhi trasapre il cuore…

ma non solo loro, le mani, i pensieri, i profumi, le vibrazioni…

accade insomma che qualcosa di noi si incrocia con l’altro, si mischia

e un tuono che ci risuona dentro…

Forse non lo notiamo, non siamo abituati a ascoltarci, ma avviene…

Il fragore, muto ai distratti, si espande oltre i limiti della nostra buccia…

e accarezza il mondo.

Se la Vita è madre, il Mondo è padre e complice e divertito gioca con la sua compagna.

A quel nocciolo di spazio-tempo, quel monte di improbabiltà accumulata che si squassa con un boato, ci ha portato lui, intrecciando i fili dei nostri percorsi, dei nostri passati, per giungere a manifestare il rinnovamento dell’amore impossibile che si fa momento storico.

E il Mondo festeggia l’amore e partecipa e, se lo si sa guardare, lo sentiamo esultare con noi.

Il colpo di fulmine non è fatto privato, non è fisico o mentale… è un’intimo intreccio di anime, corpi, vite dentro e fuori di noi in una piroetta in contro tempo e inchino.

L’amore di coppia, quello quotidiano, poi però va costruito facendo i conti con le nostre insofferenze e vanità….

Incontri del genere sono destinati a diventare le stelle delle nostre vite adombrando un tantino il nostro ego…

Gran roba i colpi di fulmine… soprattutto quando capitano agli altri…