The Inspiring Blogger Award (2)


Inspirign blog Award

Ringrazio Franca, per il pensiero 🙂

Regole:

  • elencare le regole;
  • postare il logo;
  • condividere 7 fatti su di te;
  • nominare altri 15 blog e lasciargli un commento per farglielo sapere vedi sotto.

I fatti miei sono:

  1. ho i piedi piatti;
  2. mi piacevano gli aristogatti;
  3. sono alto 175;
  4. peso 83 kg;
  5. ho uno stemma dei baschi francesi;
  6. il tempo fugge;
  7. oggi sono triste;
  8. tra le 7 c’è un menzogna.

I 15 non li nomino, ma nominerò chi indovinerà la menzogna, se ci sarà; il nominato potrà o ingaggiarmi (ispirarmi) a scrivere un articolo o chiedere di essere ispirato a scriverlo.

Ciao!!!

I posti speciali dell’anima


Sei nell’anima
E lì ti lascio per sempre
Sei in ogni parte di me
Ti sento scendere
Fra respiro e battito

Sei nell’anima

Sei nell’anima
In questo spazio indifeso
Inizia
Tutto con te
Non ci serve un perché
Siamo carne e fiato
— G. Nannini / G. Pacifico

Essere speciali, esserlo per qualcuno.
Non è una questione di quantità.

Non si misura.

Essere speciali, per qualcuno, vuol dire essere dentro di lui.

In quello spazio infinito e indefinito che è anima, cuore, vita e universo che ognuno ha in sè.

Essere speciali per qualcuno vuol dire che dentro di lui c’è il nostro profumo, il nostro canto, il nostro amore.

E se ce lo concediamo possiamo sentirlo.

Net and Reclam


una rete
Ci si può connettere in tanti modi

Di recente mi sono imbattuto in una sequenza di immagini tipo prima e dopo la cura.

Per vari motivi legati al mio desiderio di continuare a godere della libertà, non posso mostrarvi gli originali, ma spero di rendere lo stesso il senso.

La prima era più o meno come quella che vedete, si tratta di una raffigurazione di un grafo (o rete) mediamente connesso, i puntini sono 35 e possono rappresentare più o meno quello che volete, ma al fine di questo articolo è utile pensarli come materiale umano (persone, uffici, sedi, ecc), la seconda beh era una cosa diversa ma, che volete.. sono nostalgico di super eroi…

Dicevo insomma, che quando ho visto la prima, mi son detto: “beh certo che le reti disegnate sono brutte di loro… ma potevano farle anche un po’ meglio” (si vabbeh sono polemico, pure con me stesso :-P).

Poi vedo il secondo disegno e ho un leggero moto di [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored] [censored]…

Reclam
Ma noi lo facciamo meglio

Quindi mi calmo e penso di voler condividere con voi (che fortunelli che siete!) le mie osservazioni che peraltro giustificano abbondantemente la “pulsione distruttiva ma non troppo” di cui sopra…

Il senso di creare una rete è quella di creare connessioni, un po’ come le sinapsi nel cervello, più ce ne sono più siamo intelligenti (sì ok la sto facendo facile ma il senso è quello).

Le connessioni hanno lo scopo principale di avvicinare, aumentando:

  • resilienza;
  • competenza;
  • comunicabilità;
  • sostenibilità;
  • condivisione;
  • osmosi:
  • ecc.. (che mi sono annoiato a fare l’elenco).

bene… ora prendete il secondo disegno e srotolatelo.. fatto?

Ci siete riusciti? Perfetto quella è una catena gerarchica non una rete!

…Ma ‘sta gente si rende conto che chi vede ‘ste cose anche se non le sa spiegare si accorge di essere preso per l’adipe gluteino?

Un nuovo protagonista nelle nostre vite


Non credo a ciò che in Francia chiamano ‘coup de foudre’:
l’amore occupa i capillari molto lento
mediando la ragione con un nuovo sentimento.

Canta Ruggeri. E io con lui.

Ma la Vita ama giocare, con noi, come una madre affettuosa, severa e stimolante…

E allora…

e allora accade che un incontro, magari senza apparente rilevanza, ci conduca ad un posto e un’ora e una luce.

Magari cogliamo fiori, o guardiamo un quadro, o mangiamo una pizza e d’improvviso, gli occhi si incrociano..

Occhi… diciamo occhi perché dagli occhi trasapre il cuore…

ma non solo loro, le mani, i pensieri, i profumi, le vibrazioni…

accade insomma che qualcosa di noi si incrocia con l’altro, si mischia

e un tuono che ci risuona dentro…

Forse non lo notiamo, non siamo abituati a ascoltarci, ma avviene…

Il fragore, muto ai distratti, si espande oltre i limiti della nostra buccia…

e accarezza il mondo.

Se la Vita è madre, il Mondo è padre e complice e divertito gioca con la sua compagna.

A quel nocciolo di spazio-tempo, quel monte di improbabiltà accumulata che si squassa con un boato, ci ha portato lui, intrecciando i fili dei nostri percorsi, dei nostri passati, per giungere a manifestare il rinnovamento dell’amore impossibile che si fa momento storico.

E il Mondo festeggia l’amore e partecipa e, se lo si sa guardare, lo sentiamo esultare con noi.

Il colpo di fulmine non è fatto privato, non è fisico o mentale… è un’intimo intreccio di anime, corpi, vite dentro e fuori di noi in una piroetta in contro tempo e inchino.

L’amore di coppia, quello quotidiano, poi però va costruito facendo i conti con le nostre insofferenze e vanità….

Incontri del genere sono destinati a diventare le stelle delle nostre vite adombrando un tantino il nostro ego…

Gran roba i colpi di fulmine… soprattutto quando capitano agli altri…

Premio “Talento Innato” di SempreCarla


Premio talento innato

Essere nominati per un premio con questo titolo è un onore.

Ringrazio Sun per il pensiero

Regole:

  • Utilizzare il logo;
  • Menzionare chi vi ha nominato;
  • Nominare 10 non più di 10 blogger, nei quali scorgete la dote del Talento, notificando loro la nomination;
  • Rispondere alle domande seguenti

Quando hai capito di amare la “scrittura”?

Avevo 14 anni verniciavo la saracinesca di un garage…

Ti ispiri mai alla tua realtà?

In questo blog spessissimo, molti post sono riflessioni sulla realtà.. e la sua lettura…

Se potessi partecipare e vincere una competizione letteraria o fotografica importante, quale sarebbe?

ehm… non saprei… e forse non mi interessa…

In cambio di una ingente somma di denaro, riusciresti a realizzare qualcosa lontanissima dalle tue corde?

Ci proverei.

Ami sperimentare?

Sperimentare non so… ma casino sì!!!

Offri qualcosa di inedito alle persone che ti seguono e credono nelle tue capacità?

Tecnicamente, siccome non ho mai pubblicato nullo è tutto inedito.

Se intendiamo opere nuove di mia invenzione, dipende dagli articoli.

Alcuni sono sguardi sul mondo che poggiano su scienze di cui c’è molta letteratura, conseguentemente gli scritti non sono molto innovativi.

Altri sono più intimi e sì sono nuovi.

Nomination

  1. Belinda
  2. Mistral
  3. Carlo
  4. Virtuos@mente
  5. Kalosf
  6. Carol
  7. Claudio

The Very Inspiring Blogger Award


The very insipirng blogger award

Ringrazio Viola per la nomination esplicita, Sun per quella implicita e Belinda per quella di secondo livello.

È la prima e la seconda volta che ricevo questa nomination ed è sufficientemente strano da non dover aggiungere altro 🙂

Le regole (originali e da me non seguite) del premio sono:

  • ringraziare la persona che ti ha nominato;
  • elencare le regole e visualizzare il premio;
  • condividere sette fatti su di te;
  • nominare altri 15 blog e lasciare un commento per fargli sapere che sono stati nominati.
  • Optional: mostrare il logo del premio sul tuo blog e seguire il/la blogger che ti ha nominato.

I sette fatti su di me?

  1. mi piacciono i racconti brevi ad effetto;
  2. porto dentro di me colori di marmo e acquamarina;
  3. ho un sacco di domande;
  4. mi annoio, spesso;
  5. se perdessi i capelli, sarei calvo;
  6. un giorno farò un tatuaggio, a colori sfumati;
  7. ho dei rimpianti, ma sto smettendo.
  8. Mi piace mischiare le carte!

Ho deciso di nominare:

Tutti e nessuno.

Siccome questo è il premio per chi ci ispira, dovrei nominare i 15 blog che sono più fonte di ispirazione per me, ma siccome non comprendo perché dovremmo raccontare 7 di cose di noi per ritirare il premio, penso di invertire il gioco.

Si sentano nominati tutte i lettori che si sentiranno ispirati dai fatti miei qui riportati.

E quindi, regole nuove:

  1. ringraziare
  2. breve spiegazione di come si è stati ispirati

🙂 ciao!!!

L’arte culinaria post lavorativa


Questo post è diverso da tutti gli altri.

Vedete a casa mia la cucina è sempre stata arte maschile.

Seguono riminiscenze infantili di cui potrebbe fregarvene una beneamata, nel caso andate “al branzino all’acqua pazza“.

Mentre facevo la pasta asciutta nelle pentole (vere) con le mie macchinine e cucchiaio di legno (vero anch’esso), mio padre che più o meno sopportava il casino immane che producevo, affettava verdure, carne, pesce, ecc con un coltellaccio che nella mia dimensione minuta sembrava l’equivalente di una Claymore.

Ovviamente per me il coltello di grossa dimensione è sempre stato utensile atto a produrre godurie mangerecce… figuratevi quando ho scoperto che poteva essere un’arma… ci ho impiegato un po’ a capire… le prime volte che ho connesso che gente usava i coltelli per ammazzare varie specie di affini (figli, padri, madri, consorti, vicini, gatti, cani ecc) devo aver pensato ad un banale errore nella scelta alimentare… Un refuso.. cioè mentre pulisci, tipo il branzino, quello scappa di mano… mica che uno ci potesse volutamente far del male veramente… era inconcepibile, il coltello serve per cucinare! Non facciamo casino!

Beh poi ho capito che la gente è strana e non tutti erano della mia idea… e che esiste pure una cosa chiamata libertà di pensiero… vabbeh.. certi traumi sono duri da superare…

Comunque vi volevo parlare di altro.

Un branzino all’acqua pazza

Ebbene sì, di recente mi sono imbattuto in questo piatto di chiara origine mediterranea.

O forse era un’orata… vabbeh il punto è che era buono.

E quindi mi chiederete? Quindi l’aveva preparato mia madre!!!

Che da quando si è ritirata dalle scene lavorative si ricimentata in cucina con buoni risultati!!!! Cosa che avrei ritenuto impossibile fino a qualche tempo fa devo ammettere…

Ma siccome solo gli stolti non cambiano mai idea, ecco questo post è per celebrare questa sua nuova espressione.

Brava!!!

P.S.
Sì ovviamente lei legge il blog e sto già gongolando al pensiero di quanto la imbarazzerà tutto questo 😀 😀 😀

Determinismo sfocato


Le bolle sfumate - immagine presa dal web
Le bolle sfumate – immagine presa dal web

Il post è lungo…. sappiatelo!

…Ma ogni dio vive ed esiste,
finché in nome suo l’uomo agisce
finché lui l’uomo persiste.

Più o meno scrivevo così da adolescente, un dio, la rappresentazione che ne abbiamo, frutto di azioni umane.

Perché riproporlo oggi? Perché la parola crea realtà (o qualcosa che noi chiamiamo così), e spesso non ci ricordiamo che quello che percepiamo è anche frutto del verbo, il nostro.

Anche frutto; diffidiamo di qualsiasi assolutismo.

Il problema è facile da riassumere, se avessimo infinita potenzialità percettiva e di comprensione vedremmo il mondo per come è.

Essendo noi limitati ci tocca accontentarci di approssimare il mondo.

Tra le cose che influiscono in maniera rilevante, anche se variabile, ci sono le parole, che poi generano convinzioni.

Le convinzioni, generano a loro volta parole.

A complicare il tutto c’è anche il fatto che ognuno di noi pesa diversamente le cose e quindi, di fatto, la percezione di un individuo è sicuramente differente da quella di un altro; ne consegue che ognuno ha la propria realtà.

Ogni tanto sarebbe bene rimettere in discussione tutto, così giusto per il gusto di farlo, se per caso vi venisse voglia di farlo adesso, ecco potremmo partire da Aristotele.

Che centra lui? beh lui di suo nulla, era un pensatore, tant’è che si dice “Pensiero aristotelico” o “Logica aristotelica” o “Logica assertiva”.

Dopo Aristotele potremmo chiamare in causa altri due pensatori: avete mai sentito parlare di Cartesio e Galileo e del “Metodo scientifico”?

Beh insomma per farla breve, dopo qualche migliaio di anni, e un po’ di scoperte e la necessità di mondare dagli scienziati i ciarlatani ci si è inventato il metodo scientifico, che prevede, per esempio la ripetitività degli esperimenti, il che è cosa buona e giusta, o almeno sembra.

Il metodo scientifico sostiene che una la realtà deve essere: oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile.

Cartesio si è inventato i piani omonimi ha esteso i concetti di Galileo dando vita al razionalismo, cioè un approccio molto rigoroso e e cauto alla scoperta della realtà: se una cosa non è dimostrabile non esiste, al massimo può essere oggetto indagine sperimentale.

Non spreco altri paroloni ma provo a farvi capire con un esempio; prendete una ricetta (il più diffuso esempio di algoritmo), oltre a trovarvi le profetiche indicazioni “qb.” (Quanto Basta, che mica è proprio una roba precisa e ripetibile), a tutti voi sarà capitato di seguirle pedissequamente e ottenere un risultato molto prossimo ad un “Picasso” tridimensionale ma che poco sembra azzeccarci con l’obbiettivo dichiarato (e.g. la lasagna).

Ora i corollari del “Metodo scientifico”, in fondo dicono che se il tuo esperimento non è riuscito i casi sono 2:

  • l’esperimento originario era un falso;
  • oppure le istruzioni ricevute non erano adeguate, intendendo in questo caso che erano poche.

Se vi siete cimentati nell’arte culinaria però sapete da voi che pure mentre fate una ricetta sotto la super visione del mastro chef… beh facile che non venga.

Perché? Perché il metodo scientifico appare così inattuabile nella cucina che pure si esprime in maniera così chiara?

La risposta “perché la cucina non è una scienza esatta” merita il commento che le scienze esatte sostengono che il calabrone non possa volare per cui ce ne facciamo un po’ poco di questa chiosa.

Il problema è più sottile e sostanziale: le asserzioni sono più facilmente comprensibili, ma perdono di capacità espressiva.

Quando dico versare mezzo litro di acqua non specifico il tipo, la temperatura esatta, il modo di versarla, l’aria nella stanza, la mia temperatura corporea le fasi lunari ecc.

Il metodo scientifico sostiene che deve essere possibile esprime in maniera precisa una istruzione, ma nella realtà non lo è.

Va beh, direte voi, sarà mica che dobbiamo farci la croce? esiste l’approssimazione, si ammette cioè un errore.

Ecco, l’errore. Nella cultura (o mindset) sviluppatasi dopo l’affermarsi del metodo scientifico si è assimilato il pragmatismo assertivo e ci si è dimenticati dell’errore, per cui, inconsapevolmente siamo tutti convinti che se si dice “il libro è rosso”, vuol dire che il libro è veramente rosso, mentre al contrario più correttamente si dovrebbe intendere “il libro è rosso, salvo errore di percezione”.

Non è finita, perché la logica assertiva che sta alla base del linguaggio scientifico ammette le opposizioni (si chiama anche logica dicotomica appunto), cioè esiste una cosa e il suo contrario.

Questo aspetto è talmente radicato che ci sembra ovvio, ma non lo è, infatti questo assunto, del tutto frutto della nostra immaginazione, porta a paradossi logici, paradossi che semplicemente svaniscono se si usano logiche diverse (la paradossale, tipica orientale, o quella fuzzy sua implementazione moderna).

Non è un caso che gli orientali ragionino diversamente da noi: sono figli di una cultura che ha alla base un sistema logico diverso e un linguaggio con strutture differenti (in molti casi).

Riassuntino fino a qui: siamo imprecisi, con percezioni imprecise, ma abbiamo avuto la superbia di inventarci una mentalità che si definisce precisa.

E nell’ultimo mezzo millennio questa visione è diventata imperante in occidente, non era possibile, fino a qualche tempo fa, pensare di approcciare il mondo in maniera diversa.

Guardate che la cosa è mica facile! Comprendere tutti i risvolti di questo approccio ma vi assicuro che se vi fermate a pensare ne troverete un’infinità.

Fatto sta che, nell’ultimo secolo ci si è accorti che non funziona proprio così1.

Insomma, con buona pace di Boole, negli ultimi anni ci si è accorti che vero e falso non sono sufficienti a rappresentare il mondo (infatti si sono inventati la logica fuzzy2); una cosa è vera con probabilità x, è falsa con probabilità y e non lo sappiamo con probabilità 1-x-y.

Imparare a renderci conto che siamo limitati è il primo passo per comprendere il mondo e noi stessi, ammettendo di non poter arrivare dappertutto, che sicuramente ci sfugge qualcosa, che i cigni neri nascono perché ci sono un po’ di errori trascurati, che questi errori risuonando tra di loro creano un nuovo effetto imprevedibile ma che non lo possiamo cogliere se guardiamo una sola faccia del mondo, o se ci si dimentica che ogni faccia ha una zona di indeterminazione (o errore).

Non è bello ammettere questi nostri limiti, d’altro canto, ammetterli da un sacco di libertà in più, anche con noi stesso, ma questo è un tema ancora più strano…. 😉

…Oh già, dimenticavo… la poesia ma ogni dio ecc… alla fine di tutto un ragionamento piuttosto contorto però zompa fuori che c’è un disegno o una pulsione evolutiva alla vita dell’universo e noi ne facciamo parte… e sembra tanto il disegno di dio.. o dio stesso.. solo che ne facciamo parte quindi più o meno facciamo parte di dio o ne siamo espressione.. quindi beh… insomma crediamo di più in noi che se non il divino che è in noi sfiorisce e muore…


  1. Teorie del caos
  2. Fuzzy logic: ciò che conosciamo (cioè tutto ciò su cui possiamo provare è esprimerci) è vero con probabilità x, è falsa con probabilità y, non lo sappiamo con probabilità z; dove 1=x+z+y

Notturno


Al buio amico, spoglio mi affido,
e in un sussurro il pensier s’invola,
tra gli astri vaghi e il destin infido
in fin nel tuo viso si consola,

e a te giungendo, in te si riposa.
Tra i tuoi seni, sinuoso, si nasconde,
eppur non lì il suo vol si posa,
ma al tepor dell’emozion profonde.

Là, nella mortal dell’anima dimora
si rifugia, ma al suo dolce tepor
non s’abbandona: sol tra la rosa e la viola,

ove ci rimembra la memoria ancor,
siederà e vedrà il rilucir d’aurora
che ci fu tanto cara, qual musa d’amor.

–25 febbraio 1995