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I migliori articoli del passato secondo me.

Il blog è un oggetto di consumo, come fare a farsi conoscere velocemente da un nuovo utente?

Ecco, le mie scelte

Quel che resta di uomo


Come mi rappresento?
Che tipo di uomo sono?
Sono quello che faccio?
Sono quello che conosco?
Sono quello che provo?
Sono quello che creo?

E quanto valgo?
Come mi misuro?

E rispetto a chi?

Senza paragone possiamo misurarci?
E senza misura cosa siamo?

Rispondere a queste domande ci limita, ci addossa una maschera che nasconderà ciò che siamo.

Non siamo quello che facciamo,
neppure quello che sappiamo,
o creiamo.

Nulla di ciò che sia manifestazione di noi è noi.

Togliamo tutto: quello che abbiamo, che abbiamo imparato, che sappiamo fare, i nostri doni, le nostre fatiche, l’amore che proviamo..

Quello che resta… ecco quello che resta siamo noi.

Un’impalpabile e unica scintilla di vita.

E possiamo ripartire da lì ogni volta che vogliamo.

Il prezzo di uno sguardo


Bologna: stazione.

Ci arrivo in anticipo sotto del logoro stagno per cielo

Trascinerò poi per asfalti che si fingon ciotoli la valigia a ruote.
E nel mentre scoprirò una città spenta, ombra dei miei ricordi…
o forse specchio dei miei pensieri.

Ma dopo, ora sono appena uscito dalla stazione, sto cercando un sigaro nel borsello.

Ho deciso di fumarlo, ma non mi è chiaro se ne ho voglia, forse più per passatempo.

Trovato, sono in disparte e lo accendo, senza piacere.

Mi si fa presso un uomo, tra i venti e i quaranta, vuole soldi; quasi non lo ascolto.

Mi chiama “frate”, vorrebbe toccarmi, per contatto come fossimo conoscenti, ma non si osa.

Mi chiede una cifra precisa irrisoria, è lucido.

Assorbo tutto questo ma non ci faccio caso, forse con sufficienza o fastidio cerco moneta.
Trovo un euro, più di quanto mi ha chiesto… mi offre il resto.

Mi ringrazia e va via…. e in quel momento mi ricordo di essere uomo e gli dico: “in bocca a lupo!”

Si gira mi guarda: “Crepi!”

Uno sguardo vivo, forte e determinato.

Forse è solo suggestione ma quello sguardo ne valeva 100 di euro!

Una ricchezza…


Mattino, metrò, destinazione ufficio: routine.

Parto dal capo linea, mi siedo sempre.

Passano le fermate, sale gente.

Butto un occhio: ci sono due donne anziane, mi alzo senza dire nulla, oggi la cortesia stona nelle parole…

Una delle signore se ne accorge, fa per sedersi, ma si accorge anche che non ho intenzione di scendere, mi si fa presso:
«Ma si è alzato per me?»
«Sì…»
«Oh, ma non doveva io sto bene anche piedi»
«…ehm…», farfuglio qualcosa, notando i piedi gonfi e i vestiti grigi, e chiedendomi se un semplice “grazie” non era più che sufficiente.

Da qualche parte recupero un sorriso e lei si siede.

Passa una fermata, una ad alto ricambio.

Rieccola:
«Senta, si sieda, io prendo quel posto là», “che mi piace di più”, forse aggiunge…

La ricchezza è, forse, non smettere di avere molte alternative tra cui scegliere…

…e farse anche lasciare basito il prossimo… direi…. sgrunt!!!!

Il giro del cuore


Il cuore, quello che dico io, gira attorno alla vita. Si muove lontano da noi e contatta i luoghi e gli oggetti, materiali ed immateriali.

Il cuore, quello che dico io, non è il muscolo che sta dentro il nostro corpo, e non lo si può descrivere o circoscrivere; neppure ci provo. Ma esiste.

Per ognuno batte in maniera diversa ma sa cambiare, si diletta nell’armonia, nel trovarsi parte di un fluire infinito che è la vita, e dileggia gerarchie e potere, regole e modelli.

Per questo ci gira intorno, per questo poi entra dentro di noi e ci fa essere (o mostrarci) in modi che a volte non sappiamo.

C’è che si fa influenzare meno, chi raccoglie meno, chi ha più protezioni, chi ne ha meno.

Eppure tutti possiamo contribuire, siamo tutti parte e coesi di un respiro vitale che sfiora l’universo intero.

Non esiste fallimento in chi tenta, in chi vive, esiste in chi abbandona in chi non porge mai la mano, in chi non fa mai un passo avanti.

Esiste fallimento in tutti noi quando non sappiamo amalgamare l’altrui dignità, quando non sappiamo aiutare chi tenta, quando definiamo qualcosa o qualcuno come fallito e rinunciamo a fare meglio.

Alla fine, la campana suona sempre per noi.

…E il cuore…
il cuore gira attorno alla vita.

Vivere dove l’occhio non vede


Le sfumature non hanno colore, l’amore non ha voce, il tempo non lo conosciamo.

Navighiamo a vista su terre mutevoli, perché noi siamo la terra stessa.

Una terra che si rinnega e si rifiuta e si ingiuria…

Troppo boriosi da ricordarsi che la vita è più grande dei nostri sensi…

Troppo modesti da ricordarsi che la vita è dentro di noi…

E la vita si comprende solo con la vita, perché lei si muove e cambia prima di poterla annotare..

Spunti pseudo scientifici

…Per chi li apprezza…

L’occhio vede circa 6 milioni di colore il formato RGB quello con cui codifichiamo i colori ne memorizza più di 16 milioni, tuttavia la tecnologia fotografica si sta spingendo a riconoscerne il quadrato (un numero enorme).

Perché fare una ricerca di questo tipo allora? Apparentemente non saremmo in grado di distinguere la differenza.

Si parla di profondità di colore, cosa che a rigore vuol dire nulla, ma intuitivamente comprendiamo tutti.

Anche nella musica succede qualcosa di simile, andando ad intervenire su frequenze inudibili l’effetto sonoro si modifica, si parla (a volte) di timbro.

In pratica spesso ci dimentichiamo che il modo con cui percepiamo il mondo è influenzata dagli strumenti percettivi che abbiamo a disposizione (i nostri sensi) e sono diversi da ogni individuo.

Ormai sappiamo che non esiste una realtà oggettiva ma solo soggettive percezioni della realtà, possiamo accettarlo e considerare che è più facile fraintendersi che comprendersi, oppure rifiutarlo e accettare forti approssimazioni oppure rifiutarlo ed essere infelici.

La cadenza del desiderio circolare


Sostavo nella transizione del passo,
nel sospeso volo
d’uccello a fil d’ombra.

La cadenza dell’impatto
delinea le curve del pensiero,
le volute dell’ambizione.

Eppure in quel pattinare
su foglie di desiderio
rimesto in parole sbiadite
immobile nel cammino della vita.

È ora di fuoco e smeriglio e tuono
è ora di percuotere il suolo
con la verga del mio futuro.

Credere per farsi uomo


“Credi di più in quello che dici”
Un amico mi ha mosso questa critica costruttiva e benevola.
Cosa ci vorrà mai? Mica parlo a vanvera!

…poi ci ho provato
a misurarmici
ecco sto ancora cercando di capire come si fa…

…perché basta anche un niente per essere felici,
basta vivere come le cose che dici,
e dividerti in tutti gli amori che hai
per non perderti, perderti, perderti mai.
Canzone per Alda Merini – R.Vecchioni

Già… non è mica facile..
trasmettere convinzione
bisogna crederci davvero…

ti devi fidare dei tuoi mezzi…
di te…

serve mettersi in gioco…
essere pronti a farlo…

alla fine però ti butti in mezzo
solo per quel che vale
per quel che si vuole
veramente…

E bisogna essere onesti
con se stessi
per conoscere la volontà
la propria…

“Basta vivere come le cose che dici..”, cantano

e allora
metti insieme tutto
parola, fede, volontà, desiderio, azione
nelle giuste dosi e preparazioni
e poi mangia al desco del tuo futuro.

Se non ti commuovi,
se negli occhi manca la fiducia
se vacilli..

Ricomincia da capo…

…mica è facile fare
farsi uomo
farsi espressione di vita…


Questo articolo si ricollega ad altri pubblicati in questi giorni, li riporto, rigorsamente in ordine sparso.

Riproporre il passato


Fabrizio ha fatto un lavoro straordinario; lui ha praticamente riscritto queste poesie rendendole attuali, perché quelle di Masters erano legate ai problemi del suo tempo, cioè a molti decenni fa. Lui le ha fatte diventare attuali e naturalmente ha cambiato profondamente quello che era il testo originale; ma io sono contenta dei suoi cambiamenti e mi pare che lui abbia molto migliorato le poesie. Sono molto più belle quelle di Fabrizio, ci tengo a sottolinearlo.
Sia Masters che Fabrizio sono due grandi poeti, tutti e due pacifisti, tutti e due anarchici libertari, tutti e due evocatori di quelli che sono stati i nostri sogni. Poi Fabrizio sarà sempre attuale, è un poeta di una tale levatura che scavalca i secoli.
(Fernanda Pivano)

Il tempo passa e non siamo più quelli delle foto.

Vanno cambiati i vestiti, le abitudini e i sorrisi.

Anche la musica, i libri, i film i balli li abbandoniamo, perché “sanno di vecchio”.

Così che robivecchi e futuri archeologi possano sguazzare nel disfacimento di queste effigia del passato.

Mentre noi andiamo avanti cercando di inventarci sempre qualcosa di nuovo, che sempre più stenta ad arrivare.

Perché? beh ma perché mica sempre puoi fare rivoluzioni!

Quello che non comprendiamo è che c’è una bellissima alternativa, svecchiare il passato, riscrivere i libri, ritradurre, ricantare le canzoni, mantenere vivo una cultura.

Oggi chi lo fa, è guardato con sospetto, e comunque sono troppo pochi gli esempi. Dovrebbe essere normale, attingere dal passato e maneggiarlo… pasticciarci..

Faber, tanto per cambiare, lui era avanti.

La depressione della cattedra


Insegnare è un compito difficile, ma agli insegnanti andrebbe insegnato ad educare. Educare alla gioia e alla felicità.

E non si educa insegnando nozioni e metodi, ma trasmettendo cultura, riflessione e amore.

La cattedra da un’idea di altezza, di maggior altezza rispetto alla classe per lo meno.

Peccato che molti dimentichino che la cattedra è come sospesa su tappeto elastico e sederti sullo scranno aggiunge peso a peso, cambiano gli equilibri, il tappeto affonda, la cattedra sprofonda e la lezione deprime.

Per salire lì sopra bisogna saper giocare e possibilmente stare ovunque, molto vicino, ma mai seduti dietro quell’assi pompose…


Personalmente sono toccato molto in profondità da queste cose, e non riesco neppure a trasmettere il perché…

I sentimenti variano dalla frustrazione alla rabbia, dall’indignazione al timore (per gli altri), lo so è eccessivo, lo scrivo solo per motivare la necessità di tempo per fare un articolo che racconti qualcosa…

Per ora iniziamo con uno sfogo.. mediato

Ninfe e prostitute


Sommario

Le verità sono tante e non in contrapposizione, la ragione è una, falsa e violenta.

Le verità ammettono e si arricchiscono dalla differenza, la ragione vuole essere l’unica

(ri)Conoscere la verità

Verità: luci e ombre
Non tutte le verità si vedono subito

La verità ha un suo modo per farsi riconoscere, pulsa di vita, è bella, la verità, lei e le sue sorelle, beh chi un po’ di più chi un po’ di meno, ma sono comunque belle, belle di meraviglia, belle che non le vuoi più lasciare, belle che poi comprendi che se le tenessi per te solo non sarebbero più così belle, le verità.

Già perché mica esistono le verità assolute, quelle sono favole che ci hanno raccontato, ne esistono tante di verità, e la ragione sta un po’ con tutti, diffidiamo della ragione e di chi vuole averla.

creder forse di aver sette vite
quando invece col dito indicare la luna
vuole dir non averne nessuna
— A. Branduardi (Il dito e la luna)

La ragione è un po’ opportunista e va con chi urla di più, con chi picchia di più, le verità no, loro sono a prescindere, e mica con tutte puoi andarci d’accordo, anche se ti piacerebbe, lo so.

Alcune verità esclusive, quelle che le puoi incontrare solo in certi posti o in certi momenti, che ti si mostrano solo di sfuggita, quando il tuo sguardo ha traiettorie curve, ci sono anche loro, quelle per pochi, che quando le incontri sono un dono per te e per pochi altri.

Ogni dio vive ed esiste
finché in lui l’uomo persiste
— Do (in adolescenza)

E poi ci sei tu, fratello mio, che cammini per questo mondo e vuoi crescere o, come piace dire a me, evolvere, e ci sono tante voci, tante ragioni e falsità, molte lingue e verità, troppe che ci si confonde.

Allora ricorda amico mio, ricorda che le verità si fanno riconoscere, e che ce ne sono alcune più belle di altre, che sono un po’ più vere delle altre, scegli loro e fatti strada nel mondo con il calore della loro luce.

Ma non dimenticare mai: esistono anche le altre e se vedi un conflitto molto probabilmente tutti hanno ragione, e nessuno la verità.

Bocca di rosa – Fabrizio De André

Il collegamento non è banale ed è difficile da spiegare, provo ad offrirvi qualche spunto.

Bocca di Rosa è la ninfa, la verità da non trattenere, è lo sguardo amorevole.
Bocca di Rosa non ha ragione è vera.
Le comari hanno tante ragioni, ma nessuna verità.

Stupor vitae


English version

Stupor Vitae
La vita ci meraviglia.. poco
perché ci dimentichiamo di ammirarla con stupore.

Serendipity, meraviglia, stupore, la forza della vita, il gancio di salvataggio.

Sono nomi che noi diamo ad azioni della vita, la vita intesa come essa stessa un essere vivente, che ha bisogno di noi e noi di lei per compiersi.

Imparare a vivere con questa consapevolezza, crederci, avere fede, essere nel qui e ora, lasciandosi trasportare fiume e sfruttandone le correnti.

E tante altre parole, ma non bastano ricominciamo a meravigliarci.

Igor Sibaldi ci dice di provarci coscientemente, di guardare un albero e, come un bimbo, alzare il dito e dire “Albero!!” come se fosse la cosa più straordinaria del mondo.

Provateci, io ci ho provato, e dopo un po’ funziona… ed è fantastico.. anzi no.. è semplicemente vitale…

Canto Popolare


La voce narra, triste, la storia, lieve:

«Ei guardò gli occhi nel volto riflesso
e dell’immensità nello scrigno suo
con prepotente vigore prese possesso.
D’oro e folgore vestì il corpo suo

e dal volgar mortale si presentò,
parlò e’l fratello suo condusse,
plagiato, oltre’l celeste velo lo guidò,
ma’l ciel per lui non fu: Ei lo distrusse.

Solo dal padre misero fu accolto
ma non v’era amore, non parola
non atto, sol gli occhi nel volto,

ove dio scorse la morte sua fioca.
L’infinito rise e dal sonno fu colto
e di tal gloria gli restò cosa poca.»

La voce concluse persa nella neve.

–Marzo 1995

Notturno


Al buio amico, spoglio mi affido,
e in un sussurro il pensier s’invola,
tra gli astri vaghi e il destin infido
in fin nel tuo viso si consola,

e a te giungendo, in te si riposa.
Tra i tuoi seni, sinuoso, si nasconde,
eppur non lì il suo vol si posa,
ma al tepor dell’emozion profonde.

Là, nella mortal dell’anima dimora
si rifugia, ma al suo dolce tepor
non s’abbandona: sol tra la rosa e la viola,

ove ci rimembra la memoria ancor,
siederà e vedrà il rilucir d’aurora
che ci fu tanto cara, qual musa d’amor.

–25 febbraio 1995

Un nuovo protagonista nelle nostre vite


Non credo a ciò che in Francia chiamano ‘coup de foudre’:
l’amore occupa i capillari molto lento
mediando la ragione con un nuovo sentimento.

Canta Ruggeri. E io con lui.

Ma la Vita ama giocare, con noi, come una madre affettuosa, severa e stimolante…

E allora…

e allora accade che un incontro, magari senza apparente rilevanza, ci conduca ad un posto e un’ora e una luce.

Magari cogliamo fiori, o guardiamo un quadro, o mangiamo una pizza e d’improvviso, gli occhi si incrociano..

Occhi… diciamo occhi perché dagli occhi trasapre il cuore…

ma non solo loro, le mani, i pensieri, i profumi, le vibrazioni…

accade insomma che qualcosa di noi si incrocia con l’altro, si mischia

e un tuono che ci risuona dentro…

Forse non lo notiamo, non siamo abituati a ascoltarci, ma avviene…

Il fragore, muto ai distratti, si espande oltre i limiti della nostra buccia…

e accarezza il mondo.

Se la Vita è madre, il Mondo è padre e complice e divertito gioca con la sua compagna.

A quel nocciolo di spazio-tempo, quel monte di improbabiltà accumulata che si squassa con un boato, ci ha portato lui, intrecciando i fili dei nostri percorsi, dei nostri passati, per giungere a manifestare il rinnovamento dell’amore impossibile che si fa momento storico.

E il Mondo festeggia l’amore e partecipa e, se lo si sa guardare, lo sentiamo esultare con noi.

Il colpo di fulmine non è fatto privato, non è fisico o mentale… è un’intimo intreccio di anime, corpi, vite dentro e fuori di noi in una piroetta in contro tempo e inchino.

L’amore di coppia, quello quotidiano, poi però va costruito facendo i conti con le nostre insofferenze e vanità….

Incontri del genere sono destinati a diventare le stelle delle nostre vite adombrando un tantino il nostro ego…

Gran roba i colpi di fulmine… soprattutto quando capitano agli altri…

I posti speciali dell’anima


Sei nell’anima
E lì ti lascio per sempre
Sei in ogni parte di me
Ti sento scendere
Fra respiro e battito

Sei nell’anima

Sei nell’anima
In questo spazio indifeso
Inizia
Tutto con te
Non ci serve un perché
Siamo carne e fiato
— G. Nannini / G. Pacifico

Essere speciali, esserlo per qualcuno.
Non è una questione di quantità.

Non si misura.

Essere speciali, per qualcuno, vuol dire essere dentro di lui.

In quello spazio infinito e indefinito che è anima, cuore, vita e universo che ognuno ha in sè.

Essere speciali per qualcuno vuol dire che dentro di lui c’è il nostro profumo, il nostro canto, il nostro amore.

E se ce lo concediamo possiamo sentirlo.

L’intaglio dell’amore


Prendi il tuo amore
e come ceppo di marmo
intaglia e scolpisci,
rimuovi la sovrabbondanza,
asporta quello che sai.

Quel che rimane,
se resta,
quello è l’amore.
–Do

Chiediti per cosa ami?
Quali condizioni hai?
Cosa ti sta bene?
Entro quali limiti esiste.

Non è amore se è possesso.
Non è amore se è rispetto.
Non è amore se è affetto.
Non è amore se è compagnia.
Non è amore se è sesso.
Non è amore se è dolore.
Non è amore se è innamoramento.
Non è amore se non sai amare.
Non è amore se non lo conosci,

Molti credono che l’amore sia un sentimento.
Un qualcosa che ha a che fare anche con la mente.

Ma non è così.

L’amore è un emozione, forte e generatrice.

E parlo di amore verso un compagno, un genitore, un amico, un cane.

Quello che volete.

Articolo nato dalla lettura del post di Metamorphoses.

Vedere anche Quel che resta di uomo.